Rottura Meta-Siae: chef, politici e influencer restano muti nei reel di Instagram. E TikTok è pronta ad approfittarne

Il mancato accordo tra la Società Italiana degli Autori e l’azienda di Zuckerberg sui diritti dei brani ha ridotto al silenzio le star dei social

Chi frequenta i social si sarà con buona probabilità imbattuto almeno una volta in un video di Max Mariola. Lo chef, che ha visto i suoi follower lievitare con incredibile rapidità a un milione nel giro di pochi mesi, è infatti un prolifico produttore di contenuti, in cui rende accessibili ricette più o meno raffinate della tradizione italiana. Tra padelle, coltelli affilati e ingredienti di prima qualità, Mariola si distingue per la ridente veracità con la quale dialoga in telecamera. Ma aprendo il suo profilo Instagram oggi, sarebbe difficile realizzare le ricette che consiglia, o anche solo essere intrattenuti dai suoi reel: la sua bocca si muove, ma senza emettere alcun suono. E mantecature, impasti e tritature appaiono solo rapide successioni di uno spettacolo muto. Non è un bug del vostro telefono: se provate ad alzare il volume, apparirà inesorabile la sentenza: «Questa canzone non è al momento disponibile».


La ragione risiede nel mancato accordo tra la Società Italiana degli Autori ed Editori e Meta, che ha portato al take down della musica tutelata da diritti sui social di Mark Zuckerberg. Sparita dunque non solo la musica italiana, ma tutta quella gestita dalla Siae, anche straniera. Con conseguenze immediate su reel, stories e feed di Instagram e Facebook, che – come nel caso di Mariola – usavano le canzoni per vivacizzare il contenuto.


Censurati loro malgrado

Lo chef romano non è stato, ovviamente, l’unico ad essere penalizzato. Non vola una mosca, per esempio, anche nelle riprese del momento in cui Matteo Salvini celebra il suo compleanno davanti a una torta di fragole. Silenzio assoluto nei video in cui Belén ci mostra come ha realizzato il suo trucco per gli occhi. Siamo costretti a perderci l’appello contro i filtri e per l’accettazione delle proprie imperfezioni rilanciato da profili molto seguiti. E le migliaia di utenti che avevano ricreato la coreografia della fortunata serie Netflix Mercoledì, tra cui l’influencer Giulia Salemi e Alfonso Signorini, adesso risultano solo agitarsi come dervisci senza un particolare motivo. In maniera tanto ovvia quanto democratica, sono colpiti anche i comuni mortali, da adesso in poi impossibilitati ad arricchire le riprese di un tramonto in spiaggia con la voce, per esempio, di Lucio Battisti che intona: «Inseguendo una libellula sul prato…». Perché ironicamente anche i brani scritti da Mogol, presidente della Siae, sono stati silenziati. Una conseguenza karmica di cui potrebbe ritenersi soddisfatta Meta, secondo cui il nostro è l’unico Paese su 150 a non essere riuscito a raggiungere un accordo. Nonché il primo, secondo Meta, ad applicare la direttiva Copyright dell’Ue. Il braccio di ferro è iniziato a gennaio, quando la licenza d’uso dei brani sulle piattaforme è scaduta. La Siae ha chiesto i dati sull’audience per calibrare l’accordo, Meta si è rifiutata di fornirli, come ricostruisce il Fatto Quotidiano. Ma puntare i piedi, per la società, potrebbe rivelarsi poco lungimirante. Meno canzoni significa meno trend, e di conseguenza meno possibilità di diventare virali. E dunque meno appeal per i social di Zuckerberg rispetto alla loro nemesi, TikTok, molto più prodiga nel distribuire la facile gratificazione della viralità (e del giro di denaro ad essa collegato). E per il momento al riparo da conflitti sul diritto d’autore. Se Atene piange, Sparta continua a ridere.

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