Giulia Schiff al processo per nonnismo: «Mi frustavano mentre gli altri dicevano “più forte”. Non ero padrona del mio corpo»

In Aula è stato proiettato il video delle violenze ai danni della 24enne durante il rito del battesimo del volo

«Mi frustavano e qualcuno diceva: “più forte”». È solo una delle tante frasi del racconto choc di Giulia Schiff, l’ex allieva dell’Aeronautica Militare, che ha denunciato di essere stata vittima di mobbing e nonnismo. Le dichiarazioni fanno riferimento a quanto accaduto nell’aprile del 2018 durante il cosiddetto «battesimo del volo» a Latina, il rito di passaggio per conseguire il brevetto di pilotaggio. La 24enne, che si è costituita parte civile nel procedimento penale a carico di otto sergenti dell’Aeronautica, oggi – 20 marzo – ha testimoniato in aula davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina Laura Morselli. È stata ascoltata prima dal pm Elisabetta Forte e poi dal suo avvocato Massimiliano Strambelli, con il quale ha ricostruito quanto accaduto 5 anni fa.


Il video choc delle violenze

In Aula è stato proiettato anche il video dove si vedono le violenze che la giovane militare ha subito durante nella giornata in occasione del battesimo del volo. In quei sette minuti di immagini si vede degenerare quello che è considerato un rito per l’Aeronautica, la presa in braccio dai colleghi e il lancio in piscina per far vedere di saper “volare” da soli. Ma nel percorso dal velivolo all’acqua si vedono invece i colleghi colpirla con violenza con dei rami d’albero, al punto da provocarle diversi segni sul corpo.


Il racconto in aula: «Non sentivo più respirare»

«Una volta atterrata venni presa per essere buttata in piscina ed iniziai ad essere frustata con dei rami di alloro. Le frustate erano dolorose, mi facevano male», ha dichiarato Schiff. «Io ho iniziato a urlare perché i colpi erano forti, ho cercato più volte di divicolarmi ma mi tenevano forte. Avevo la sensazione di non riuscire a respirare. Le chiazze delle ferite sono rimaste per giorni e ho avuto dolori alla schiena», ha aggiunto la 24enne, che ha mostrato al giudice anche le foto del fondoschiena a seguito delle percosse. «Non ero più padrona del mio corpo, doveva essere il giorno più bello della mia vita ma non lo è stato, è soltanto un brutto ricordo che cancellerei volentieri». Alla ragazza la denuncia dei fatti era costata l’espulsione dall’Accademia e l’inizio di una battaglia legale lunga anni.

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