Soldati ucraini addestrati in Italia, l’affondo di Conte: «Finiremo per trovarci impantanati nella terza guerra mondiale»

L’ex premier durissimo dopo la rivelazione del Fatto Quotidiano sul training di una ventina di militari di Kiev a Sabaudia: «Escalation fuori controllo, il governo e l’Ue concentrino tutti gli sforzi sul piano diplomatico»

Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte torna ad attaccare frontalmente il governo Meloni e la linea di sostegno militare all’Ucraina perseguita in continuità con il precedente esecutivo di Mario Draghi. E lo fa con l’impeto di un fiume in piena, dalle colonne del Fatto Quotidiano di oggi, lunedì 20 marzo. «Passo dopo passo, armamenti su armamenti, ci stiamo ritrovando totalmente immersi in questa guerra», scandisce l’ex premier. Per capire la ragione della sua nuova offensiva bisogna fare un passo indietro. Ieri il quotidiano diretto da Marco Travaglio aveva dato la notizia di come nelle scorse settimane siano giunti in Italia una ventina di soldati dell’esercito di Kiev per ricevere l’addestramento utile all’utilizzo del sistema Samp-T, che il nostro Paese insieme alla Francia ha promesso di consegnare a Kiev entro la primavera. Sviluppato a partire dai primi anni 2000 nell’ambito del programma italo-francese FSAF, il Samp-T è un sistema di difesa antiaereo e antimissilistico particolarmente agile, dato che si può montare su camion, ma che necessita – come ogni sistema d’arma complesso – di un addestramento specifico. Dall’inizio di marzo, ha riportato ieri Il Fatto, una ventina di militari ucraini starebbero seguendo questo programma presso la caserma Santa Barbara di Sabaudia, in provincia di Latina. Per Conte, un fatto gravissimo: «È il segno della partecipazione sempre più attiva dell’Italia nel conflitto», dice al Fatto interrogato sulla vicenda. Di più: l’addestramento militare del manipolo di soldati ucraini in Italia «conferma un’ulteriore escalation militare del conflitto e la partecipazione sempre più attiva del nostro Paese». Quella che il presidente M5s contesta è l’intera strategia al conflitto perseguita a un anno dal suo inizio tanto dall’Italia quanto dall’Ue: «Ci è stato raccontato che avremmo messo in ginocchio la Russia con le sanzioni, poi che il sostegno militare ci avrebbe spianato una risolutiva vittoria. La verità è che passo dopo passo, armamenti su armamenti, ci striamo ritrovando totalmente immersi in questa guerra senza che il nostro governo e l’Europa tentino una strategia per percorrere una via negoziale e arrivare a una soluzione di pace». Per Conte, vanno scongelate altre strade e altri approcci, pena l’impantanamento di Italia e Ue in un conflitto fuori controllo: «Bisogna concentrare tutti gli sforzi sul piano diplomatico perché stiamo rischiando di ritrovarci in una terza guerra mondiale».


Dubbi che riemergono in Forza Italia

Su una linea del tutto simile si attesta anche – come dall’inizio del conflitto – l’Alleanza Verdi Sinistra. «Una volta che forniamo tecnologie così avanzate, non mi stupisco che i militari di Kiev arrivino in Italia. Il problema è che a questo punto non ci dovevamo arrivare: questa vicenda dimostra come la strada dell’escalation si auto-alimenti», riflette col Fatto Nicola Fratoianni, per il quale «da parte dell’Italia c’è un coinvolgimento di fato nel conflitto. Si è detto che gli aiuti militari servivano per trattare la pace in una condizione di equilibrio: ma questo equilibrio quando lo raggiungiamo?». Mentre la neo-segretaria del Pd Elly Schlein non ha voluto per il momento commentare la notizia, a farlo con parole non scontate da un esponente del maggioranza è Maurizio Gasparri, che torna a evidenziare tutti i distinguo di Forza Italia sulla linea del sostengo militare a Kiev. «Che sia in corso un’escalation non lo scopriamo ora, sposo totalmente la posizione di Silvio Berlusconi: sarebbe meglio concentrarsi di più sul dialogo. Come FI ci siamo battuti affinché gli aiuti militari restassero difensivi e su questo ci impegneremo ancora». A pochi giorni dal passaggio in Parlamento della premier Giorgia Meloni per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, quella che si apre si annuncia una settimana delicata per il governo sul fronte della linea di politica estera.


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