Il totale è un – 0,12%. L’opera di rafforzamento del personale della Pubblica Amministrazione per l’attuazione del Pnrr non sta avendo il successo sperato. Le proiezioni della Ragioneria Generale dello Stato dicono il tentativo di allargare gli organici di Regioni, Province, Comuni e Città Metropolitane sta procedendo a rilento. Anzi, peggio: l’anno scorso i dipendenti sono diminuiti di qualche centinaio. A differenza, spiega oggi Il Sole 24 Ore, di quel che è accaduto nel resto della Pa dove un piccolo aumento di dipendenti si incontra quasi ovunque. Anche le agenzie fiscali hanno perso lavoratori. Nelle città metropolitane e nelle province si è verificato il crollo maggiore: l’anno scorso il personale si è ridotto dello 0,97% e dello 0,99%. A fine 2021 un emendamento al decreto Pnrr-1 del governo Draghi ha introdotto un meccanismo di spazi aggiuntivi per le assunzioni a tempo. Nelle stime avrebbe dovuto portare fino a 15 mila tecnici ed esperti nei Comuni. Ci sono stati 2.492 nuovi ingressi, meno di un quinto del previsto.
Le cause e le conseguenze
Le spiegazioni per questo flop sono molte. La prima è che il decreto che ha ripartito i 30 milioni destinati a pagare i tecnici è arrivato 14 mesi dopo la norma che lo prevedeva. Ma soprattutto, come ha detto il presidente dell’Anci Antonio Decaro, «i professionisti non vengono a lavorare da noi». Perché l’incrocio fra il tempo determinato e i livelli retributivi più bassi non rende appetibili i posti. E nella ripresa post-pandemia tutti partecipano a più selezioni per poi scegliere quella più conveniente economicamente. Ma oltre alle cause c’è il problema delle conseguenze. I 40 miliardi che il Piano indirizza agli enti territoriali passano attraverso quasi 6mila «soggetti attuatori». Tra questi i comuni impegnati in almeno un investimento sono 5.708. E l’80% di loro ha meno di 10mila abitanti. Gli uffici tecnici sono spesso all’osso e tra poco si entrerà nella fase di bandi e aggiudicazioni. Con il rischio che alla fine si blocchi tutto.
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