Mandato dell’Aja, Blinken esorta gli alleati: «Arrestate Putin se passerà sul vostro territorio». Ma gli Usa non sono tenuti a farlo

La sottile linea della Casa Bianca sul mandato d’arresto internazionale spiccato dalla Corte penale internazionale contro il presidente russo

Qualsiasi Paese aderente allo Statuto della Corte penale internazionale «dovrebbe arrestare» Vladimir Putin qualora uscisse dalla Russia per recarsi sul suo territorio. È il monito lanciato dal segretario di Stato americano, Antony Blinken, citato da Cnn. «Penso che chiunque sia parte della Corte e abbia degli obblighi dovrebbe adempiervi», ha detto Blinken, rispondendo alla domanda del senatore repubblicano Lindsey Graham durante un’audizione della Commissione per gli stanziamenti al Senato. Nonostante l’appello indirizzato ai leader, in particolare agli alleati europei, il Segretario di Stato non ha voluto chiarire se le autorità Usa sarebbero pronte a consegnare il presidente russo alla Corte penale internazionale nel caso – pur di scuola – quest’ultimo dovesse recarsi negli Stati Uniti. «Non credo che abbia in programma di venire qui», ha tagliato corto Blinken, ricordando al ramo del congresso come gli Stati Uniti non facciano parte della suddetta Corte. La decisione di emettere un mandato di arresto nei confronti del presidente russo, accusato di aver deportato migliaia di bambini ucraini in Russia, ha riaperto il dibattito sul ruolo stesso del tribunale per i crimini internazionali. Da quando è stata istituita, infatti, i Paesi che ne hanno accettato la giurisdizione sono 123. Tuttavia, tra questi, mancano la Russia, la Cina, l’India e appunto gli States, che nel 2000 decisero di non aderire per proteggere i propri uomini – soldati in primis – impegnati nel mondo da qualsiasi possibile intervento giuridico esterno. E da allora nessuna Amministrazione americana ha cambiato direzione. In quanto istituzione giudiziaria che «intende (…) perseguire i casi solo quando gli Stati non sono disposti o non sono capaci di farlo», la Cpi, come ricorda essa stessa sul suo sito, «non dispone di una propria forza di polizia o di un organo di applicazione; pertanto, fa affidamento sulla cooperazione con i Paesi di tutto il mondo per il supporto, in particolare per effettuare arresti e trasferire le persone arrestate al centro di detenzione a L’Aia», lì dove si trova la il tribunale. 


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