Cosa sono, a cosa servono e chi gestisce le armi nucleari tattiche che Putin vuole portare in Bielorussia

Mosca ne ha a disposizione migliaia, E a luglio potrebbero finire in un paese che confina con tre membri della Nato

Sono più leggere, agili e meno potenti delle atomiche tradizionali le armi nucleari tattiche che il presidente russo Vladimir Putin vuole portare in Bielorussia la prossima estate. Ieri sera è arrivato l’annuncio a sorpresa. Se lo zar dovesse mantenere la promessa, sarebbe la prima volta dalla caduta dell’Unione Sovietica che la Russia porta armamenti nucleari al di là dei propri confini. E a luglio, potrebbero trovarsi in un Paese amico di Mosca che confina con tre membri della Nato: Polonia, Lituania e Lettonia. Da mesi il leader del Cremlino parla di usare l’atomica. Ma finora non era mai stato così preciso e così esplicito. Stando a quanto ha detto lui stesso, questa non è altro che una risposta alla decisione del Regno Unito di fornire all’Ucraina proiettili all’uranio impoverito.


Quanto sono potenti e come si usano

Decisione presa anche se l’uranio impoverito è un materiale inerte e non radioattivo con il solo scopo rendere i proiettili più perforanti. Lo zar sostiene che la mossa non violerebbe nessuno dei pochi accordi di non proliferazione. E che non sta facendo nulla che gli Usa non abbiano già fatto dispiegando i propri armamenti nelle basi militari degli alleati Nato. Ma esattamente, di che armi si parla? In Bielorussia, già oggi sono presenti almeno 10 aerei russi capaci di trasportare ordigni atomici. Sempre nel Paese guidato da Aleksandr Lukashenko, inoltre, sono disponibili e operativi da prima di Natale missili Iskander-M, con gittata di 500 chilometri, sui quali possono essere montate le atomiche. Le nucleari tattiche devono questo nome all’uso che se ne fa in ambito militare. Se le atomiche tradizionali vengono destinate a colpire obiettivi lontani a causa della loro enorme forza distruttiva che si protrae nel lungo periodo, le nucleari tattiche sono pensate per essere adoperate in contesti più prossimi, anche vicino alle proprie truppe. Tutto va messo in prospettiva però. Le nucleari tattiche moderne hanno potenze che possono toccare le decine, o anche centinaia, di chilotoni. Ovvero varie volte quella degli ordigni che gli Usa lanciarono su Hiroshima e Nagasaki, riporta il Corriere della Sera.


Chi darà l’ordine?

La Russia non è l’unico Paese a disporre di questo tipo di armi, ma i numeri la avvantaggiano. Secondo i dati più recenti, Mosca avrebbe tra due e tremila di questi ordigni, contro i circa 230 degli Stati Uniti. Dove metterle? Secondo quanto dichiarato dallo stesso Putin, il primo luglio sarà pronto un deposito speciale, si può ipotizzare che da allora le armi inizieranno a essere stoccate. Gli armamenti, però, non saranno mai nelle mani di Lukashenko, è stato lo stesso Putin ad assicurarlo. Probabilmente non si fida al 100% di un leader che non sembra sostenerlo del tutto e non ha mai cercato un coinvolgimento diretto nella guerra, che probabilmente non farebbe contenta la maggior parte dell’opinione pubblica bielorussa.

L’esercito comune con Lukashenko

I piloti degli aerei, quelli sì, faranno capo a Minsk, così come personale bielorusso gestirà i missili. Ma la decisione di innescare o meno gli ordigni rimarrà nelle mani di Mosca. Da settimane la Russia sta trasferendo parte la propria forza militare in Bielorussia. Compresi mezzi che potrebbero tornare utili per scagliare un’ulteriore offensiva verso Kiev, come quella tentata all’inizio della guerra, nell’ambito della quale molti uomini partirono proprio dallo Stato vassallo. Non a caso, poco tempo fa è nato un nuovo gruppo militare misto. Ci sono tutti gli uomini di Lukashenko – circa 70 mila – e una folta schiera di quelli dello zar, circa 9 mila.

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