«Gli Stati che non rispettano gli accordi sul clima paghino i danni». Perché la risoluzione approvata all’Onu ha un valore storico

L’Assemblea Generale ha dato mandato alla Corte Internazionale di Giustizia di stabilire se il mancato rispetto degli accordi climatici possa essere considerato una violazione del diritto internazionale

I Paesi devono assumersi la responsabilità legale di quanto inquinano? Secondo l’Onu, sì. Questo, infatti, è quello che la Corte Internazionale di Giustizia sarà invitata a stabilire dopo la storica risoluzione approvata oggi dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. La Corte dovrà infatti verificare se il mancato rispetto degli accordi climatici possa avere conseguenze legali. In caso di risposta affermativa, saranno definite le conseguenze per i Paesi che vengono meno agli impegni presi. Pure se questi erano non vincolanti, come nel caso degli Accordi di Parigi 2015. Tra i 120 firmatari che hanno sostenuto la risoluzione approvata c’è anche l’Italia. Grandi assenti gli Stati Uniti, dove proprio oggi sono iniziate le trivellazioni in Alaska nell’ambito del contestatissimo Willow Project. Il documento, che viene approvato a una settimana dalla pubblicazione del sommario del nuovo rapporto dell’Ipcc. è stato portato all’attenzione dell’Assemblea da Vanuatu, piccola nazione insulare dell’Oceano pacifico che nonostante abbia dato un contributo infinitesimale al riscaldamento globale e abbia già raggiunto la neutralità carbonica, si appresta ad essere uno dei territori più colpiti dal cambiamento climatico. Soprattutto per via della sua bassissima elevazione che espone i circa 300mila abitanti all’innalzamento del livello dei mari.


I governi nazionali seguiranno?

«Oggi siamo stati testimoni di una vittoria di proporzioni epocali per la giustizia climatica», ha dichiarato il primo ministro di Vanuatu, Ishmael Kalsakau, che ha definito la risoluzione «l’inizio di una nuova era nella collaborazione climatica plurilaterale». «Non abbiamo nessuna colpa, eppure dobbiamo fare i conti con cicloni devastanti, alluvioni, perdita di biodiversità e aumento del livello dei mari», le ha fatto eco Cynthia Houniuhi, presidente dell’associazione degli studenti del Pacifico contro il cambiamento climatico, citata dal Guardian. Ora la Corte dovrà lavorare alla cornice legale della responsabilità climatica. La speranza delle Nazioni Uniti è che questa possa poi influire sulle decisioni dei governi mondiali, anche se la legge internazionale rimane non vincolante. In questo modo, si punta a colmare il divario tra le promesse fatte dai Paesi più ricchi e le azioni realmente intraprese.


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