Regeni, la procura chiede di inviare gli atti alla Consulta. Anche Schlein in tribunale

L’udienza è stata rinviata al 31 maggio. La leader Pd: «Crediamo fortemente che questo processo debba andare avanti»

Inviare gli atti alla Corte costituzionale perché intervenga sul pezzo della riforma Cartabia che starebbe bloccando il processo ai quattro 007 egiziani accusati della morte di Giulio Regeni. E’ la richiesta fatta in aula al gup dal procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Sergio Colaiocco questa mattina, nel corso dell’udienza preliminare che deve decidere se il processo possa svolgersi, oppure no, nonostante l’assenza degli imputati. Secondo la procura, l’art. 420 bis del codice di procedura penale in tema di “assenza” dell’accusato, che vieta di procedere in contumacia qualora non ci sia stata neppure la notifica degli atti, dovrebbe prevedere un’eccezione «nei casi in cui la formale mancata conoscenza del procedimento dipenda dalla mancata assistenza giudiziaria da parte dello Stato di appartenenza o residenza dell’accusato stesso».


In sintesi: visto che gli agenti non hanno gli atti solo perché il governo egiziano si rifiuta di notificare loro l’incriminazione, sarebbe incostituzionale lasciare che il processo non si svolga solo per questo motivo. A questo punto il gup può fare tre cose: può accogliere la richiesta della Procura e inviare gli atti alla Consulta, può evitare la Corte costituzionale e procedere comunque come propone l’Avvocatura dello stato (ma col rischio che la scelta sia poi smentita dal giudice di merito), o, infine, bloccare tutto e scegliere il non luogo a procedere. L’udienza è stata aggiornata al 31 maggio.


Nel frattempo è saltata – per l’opposizione dell’Avvocatura dello stato – l’audizione della premier Giorgia Meloni e del ministro degli Esteri, Antonio Tajani. All’ingresso dell’udienza, che si svolge a porte chiuse, anche la segretaria del Pd, Elly Schlein: «Siamo qui per dare un segnale di vicinanza alla famiglia di Giulio Regeni e alle tante persone che in questi anni non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia. Crediamo fortemente che questo processo debba andare avanti, debba essere fatto e siamo qui con questa speranza», ha detto.

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