Bankitalia: lieve ripresa del Pil nel primo trimestre del 2023. Stabili i consumi delle famiglie

Dopo due mesi di calo, torna a crescere la produzione industriale. Salgono anche le retribuzioni ma la crescita resta modesta

Dopo la stagnazione di fine 2022, l’economia italiana torna a crescere (seppur lentamente). Lo rivela il bollettino economico della Banca d’Italia, secondo cui l’attività economica sarebbe «leggermente aumentata nel primo trimestre del 2023, sostenuta dal settore manifatturiero, il quale beneficia della discesa dei costi energetici e dell’allentamento delle strozzature lungo le catene di approvvigionamento». Se il Pil torna a salire, lo stesso non si può dire per i consumi. L’ultimo trimestre dello scorso anno aveva fatto registrare un calo della spesa delle famiglie (-1,6% rispetto al trimestre precedente), soprattutto a causa dell’inflazione ancora alta. Nei primi mesi del 2023, i consumi rimangono deboli ma stabili , poco al di sotto dei livelli pre-Covid. Una situazione che, sottolinea Bankitalia nel suo bollettino economico, riflette «l’impatto negativo dell’inflazione sul potere di acquisto delle famiglie, seppure in parte mitigato dagli interventi governativi». Buone notizie dai dati sulla produzione industriale, che torna a crescere dopo due trimestri consecutivi in calo. Secondo le stime della Banca d’Italia, «nella media del primo trimestre la produzione industriale sarebbe lievemente salita sul periodo precedente». Resta ampio il divario tra l’attività dei settori energivori e il resto del comparto manifatturiero. Per i primi, l’attività si è contratta di quasi l’11% rispetto ai livelli di aprile 2022, mentre per i settori non energivori il calo è di un solo punto percentuale.


Nessun effetto domino dopo il crac di Svb e Credit Suisse

Nei mesi a cavallo tra il 2022 e il 2023, il continuo rialzo dei tassi di interesse ha anche frenato i prestiti concessi dalle banche italiane, che però possono contare su un capitale molto più rafforzato e una solida base di depositi. Il bollettino della Banca d’Italia sottolinea anche un aspetto positivo: i buoni numeri della liquidità, che allontanano gli spettri di eventuali problemi di minusvalenze sul portafoglio dei titoli di Stato. Per quanto riguarda le tensioni seguite al fallimento di Silicon Valley Bank e Credit Suisse, l’impatto sulle banche italiane è stato «in linea con quello del resto delle banche europee, e nel complesso contenuto». Nei giorni immediatamente successive al crac di Svb, gli istituti di credito italiano hanno subito una flessione del 15%. A fine marzo, però, le quotazioni azionarie risultavano già in crescita del 17% rispetto ai valori di inizio anno.


Le retribuzioni crescono (poco)

Per quanto riguarda le retribuzioni, il bollettino economico della Banca d’Italia registra una crescita «moderata», che si può spiegare anche come un effetto collaterale «di un tasso di disoccupazione ancora elevato se confrontato con quello delle altre principali economia dell’eurozona». Nell’ultimo trimestre del 2022, le retribuzioni orarie sono cresciute in media del 4,1%, principalmente come conseguenza dell’erogazione di pagamenti una tantum per compensare il ritardo nel rinnovo dei contratti del comparto pubblico, dove i salari sono aumentati dell’11,7% rispetto all’anno precedente. Le retribuzioni nel settore privato non agricolo dovrebbero salire nei primi mesi del 2023 dell’1,7%, in linea con quanto registrato lo scorso anno. Per quanto riguarda il settore della manifattura, la maggioranza dei contratti rimarrà valida nel 2023, giungendo a scadenza tra la fine di quest’anno e la fine del prossimo: gli aumenti previsti per questi contratti sono in linea con le modeste aspettative di inflazione prevalenti nel biennio in cui sono stati siglati (2020-21).

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