«C’è un cobra a bordo, dobbiamo atterrare», cos’è successo in volo dopo l’annuncio del pilota

Rudolph Erasmus, alla guida dell’aereo, è stato costretto a un atterraggio d’emergenza: «Ho avvertito una sensazione di freddo, come se qualcosa stesse strisciando sulla camicia»

Rudolph Erasmus, pilota sudafricano, non sapeva di avere a bordo un “passeggero” indesiderato quando si è imbarcato sul suo Beechcraft Baron 58. L’uomo era al comando di un volo privato per portare quattro passeggeri a Pretoria, quando si è accorto di un grosso serpente che strisciava sotto il sedile. E non un serpente qualsiasi: un esemplare di cobra del Sudafrica (Naja nivea), una delle specie più velenose e aggressive dell’intero continente. «Ho avvertito una strana sensazione di freddo, come se qualcosa stesse strisciando sulla mia camicia. Quando mi sono girato a sinistra e ho guardato in basso, ho visto il cobra che ritraeva la testa sotto il sedile», ha raccontato Erasmus alla Bbc. A quel punto, il pilota sudafricano è riuscito a fare la cosa più difficile di tutte: mantenere il sangue freddo. «Ho informato i passeggeri: “Ascoltate, c’è un serpente dentro la cabina ed è sotto il mio sedile, perciò proveremo ad atterrare il prima possibile”», prosegue il pilota. A quel punto, tra i passeggeri cala un silenzio di tomba. «Si sarebbe riuscito a sentire il rumore di un ago che cade per terra. Credo che siano rimasti tutti pietrificati per un momento», ricorda Erasmus.


L’atterraggio di emergenza

Alla fine, il pilota è riuscito a fare un atterraggio di emergenza all’aeroporto di Welkom e tutti i passeggeri sono usciti dal veicolo illesi. «Avrebbe potuto essere un disastro. È una storia incredibile con un’ottima gestione della situazione da parte del pilota: mi complimento con lui per l’abilità dimostrata», ha commentato Poppy Khoza, direttore dell’aviazione civile sudafricana. A determinare il lieto fine della storia ha contribuito senz’altro la calma di Erasmus. Il Naja nivea, infatti, è uno dei serpenti africani più letali. È sufficiente un solo morso per iniettare tra i 100 e i 150 milligrammi di veleno e causare un’insufficienza respiratoria in meno di un’ora. Non a caso si ritiene che quell’esemplare di cobra sia responsabile di almeno metà dei decessi causati ogni anno in Sudafrica per i morsi di serpenti.


Il giallo

Accanto al lieto fine, la storia si è conclusa anche con un piccolo mistero. Dopo l’atterraggio e l’evacuazione dell’equipaggio, un team di esperti ha provato a rientrare nel velivolo per togliere il serpente. Ma a quel punto del cobra sudafricano non si è più trovata traccia. Un sollievo, certo. Dopo il grande spavento, però, i quattro passeggeri hanno preferito comunque continuare il viaggio con altri mezzi. L’altro aspetto da chiarire riguarda l’inizio della storia: come ci è finito un serpente così velenoso nella cabina dell’aereo? Prima che partisse, due addetti del club aereo di Worcester avevano detto di aver avvisato un rettile vicino al velivolo. Prima che l’aereo decollasse, il pilota e gli addetti del club hanno provato a cercarlo all’interno della cabina, senza successo. Una svista che sarebbe potuta costare molto caro.

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