Prato, scoperta mezza tonnellata di integratori non a norma, la Guardia di Finanza sequestra 2 milioni di compresse

Le Fiamme gialle hanno individuato il fornitore dei prodotti contraffatti a Roma. Sette persone denunciate

Nuova maxi operazione della Guardia di Finanza. Le Fiamme Gialle a Prato hanno sequestrato circa 2,2 milioni compresse di integratori alimentari non a norma secondo le regole comunitarie, oltre mezza tonnellata di prodotti, oltre ad altri articoli contraffatti, tra cui capi d’abbigliamento griffati. Gli accertamenti sono avvenuti in 13 attività commerciali e hanno portato alla denuncia di 7 persone. Durante la serie di controlli avvenuti in diversi negozi cinesi a Prato, la Guardia di Finanza è riuscita a risalire alla società fornitrice dei prodotti falsi, con sede a Roma e gestita da una persona di origini orientali. Sono inoltre state segnalate 2 aziende al ministero dell’Agricoltura, mentre 3 negozi di vestiario sono stati segnalati alla Camera di commercio e altre 3 piccole attività alle regioni Toscana e Lazio per l’avvio dei procedimenti di sanzione. Oltre alla Gdf di Prato, nell’operazione è intervenuto anche «il nucleo operativo metropolitano di Roma, presso una società di importazione di prodotti farmaceutici e parafarmaceutici con sede a Roma, gestita da un cittadino cinese che, operando a livello nazionale, era in grado di rifornire i propri connazionali distribuiti principalmente nel Lazio, Toscana e Lombardia».


Come si è svolta l’operazione

In una nota, le Fiamme Gialle spiegano che l’operazione «si è svolta attraverso l’analisi e lo sviluppo delle informazioni emerse dalla documentazione contabile acquisita nel corso di precedenti controlli, oltre che dalla consultazione» di banche dati e «l’incrocio delle risultanze ottenute, con particolare riferimento al commercio illecito di prodotti alimentari, farmaceutici e parafarmaceutici privi dei requisiti richiesti dalla normativa vigente. Sono stati così sottoposti a sequestro circa 2.200.000 integratori alimentari, pari a 520 chili», perché «privi delle indicazioni e delle precauzioni d’uso in lingua italiana, oltre alle indicazioni sul produttore o importatore, il Paese di origine, la presenza di materiali e sostanze che possono arrecare danno all’uomo».


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