Elly Schlein e il primo maggio: «Stop al lavoro povero e precario. Voglio il salario minimo e l’abolizione degli stage»

Oggi sarà a Portella della Ginestra «perché quella strage è il simbolo della lotta di lavoratrici e lavoratori»

Dopo Vogue la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein rilascia un’intervista a La Stampa per parlare di lavoro. E non vuole «più dire una parola sull’armocromia», né commentare gli attacchi «che certa destra le ha riservato». Nel colloquio con Annalisa Cuzzocrea invece la neosegretaria fa sapere che passerà il primo maggio a Portella della Ginestra «perché quella strage è il simbolo della lotta di lavoratrici e lavoratori». Per dare un senso profondo alla festa del lavoro nei luoghi in cui «se non arriva prima lo Stato a dare risposte a chi fa più fatica arriva la ricattabilità, e si insinuano le mafie». Mentre ieri era alla commemorazione di Pio La Torre e Rosario Salvo. Ovvero «persone il cui impegno continua a insegnarci qualcosa. Una lotta non solo contro ogni mafia ma per la giustizia sociale, l’emancipazione, il miglioramento delle condizioni materiali».


La lotta al precariato

La segretaria dice che il Pd deve «per prima cosa dire basta al lavoro povero e al lavoro precario. Ci sono milioni di lavoratrici e lavoratori che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena. In Spagna hanno limitato i contratti a termine con un patto tra imprese e sindacati, la direzione è questa e avrebbero dovuto insegnarcelo anni di crisi economica e di tassi di disoccupazione allarmanti tra le donne e i giovani, soprattutto a Sud». Per la lotta al precariato «serve una legge sulla rappresentanza che rafforzi la contrattazione collettiva e spazzi via il primo nemico, i contratti pirata, accordi firmati per legittimare lo sfruttamento. Accanto a questo, chiediamo di fissare un salario minimo, una soglia sotto la quale non si possa chiamare lavoro quel che è sfruttamento».


Il salario minimo

Schlein quindi rilancia il salario minimo: «La nostra proposta riconosce a tutti il trattamento economico complessivo dei contratti collettivi più rappresentativi e al contempo chiede di condividere con le parti sociali una soglia minima legale, 9 euro e 50, sulla quale siamo disponibili a un confronto». Ma propone anche altro: «limite ai contratti a termine, legge sulla rappresentanza, salario minimo, poi abolizione degli stage gratuiti, una battaglia dei giovani democratici che ha il supporto di tutto il partito. C’è una politica paternalista che prende in giro i giovani che non ce la fanno a uscire di casa. Senza considerare i salari troppo bassi, il lavoro troppo precario. Il governo ha cancellato anche i 330 milioni di supporto per gli affitti. Che chiediamo di ripristinare perché il diritto alla casa è parte della stessa storia. E c’è un nesso anche con la denatalità, che la maggioranza a parole dice di voler combattere».

Il decreto primo maggio

Alla neosegretaria non piace il decreto primo maggio: «È una provocazione insopportabile. Ruba il futuro alle prossime generazioni ed è una sentenza di condanna alla precarietà. Il taglio del cuneo è nettamente insufficiente, se pensiamo che nel primo trimestre di quest’anno l’inflazione ha superato di ben 7 punti l’aumento delle retribuzioni. Si parla di estendere i voucher e liberalizzare i contratti a termine, è l’esatto contrario di ciò che serve. Si dà anche la possibilità di derogare alla contrattazione con accordi tra le parti. Ma non ci sono parti alla pari tra chi può offrire lavoro e chine ha bisogno. Con questo decreto i lavoratori saranno più ricattabili».

La povertà

Mentre l’esecutivo ignora un altro problema: «Oggi in Italia quasi una persona su dieci è povera e davanti a questo il governo Meloni ha come priorità fare uno spezzatino del reddito di cittadinanza per piantare bandierine ideologiche negli occhi delle fasce più fragili. Come sempre, la destra pensa a contrastare i poveri, non la povertà. Che ritiene una colpa individuale e non il risultato di profonde cause sociali e di politiche da cambiare. Mi chiedo in che Paese vivano. Con un Def che taglia su sanità, scuola e welfare. Con l’incapacità di portare avanti i progetti del Pnrr che servirebbero a cambiare e fare ripartire questo Paese. Sono quelli che mentre parlano di denatalità, mettono in discussione la realizzazione di asili nido fondamentali per contrastare le diseguaglianze e per evitare che il carico di cura continui a pesare sulle spalle delle donne».

La guerra

Infine, Schlein dice la sua anche sulla guerra in Ucraina: «Da quando è scoppiata l’invasione criminale di Putin abbiamo sempre tenuto la stessa posizione. È giusto sostenere il diritto alla difesa del popolo ucraino. Mi convince meno infilare in questo dibattito la questione dell’aumento lineare della spesa militare in tutti i Paesi europei. Perché io sono una federalista europea convinta. Penso che serva una difesa comune e che la si farà soltanto se i governi avranno la volontà politica di condividere le competenze e gli investimenti su un settore di cui sono molto gelosi. La strada non è aumentare la spesa militare di ogni singolo Paese europeo, ma risparmiare facendo insieme ricerca e investimenti».

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