L’addio del compagno della psichiatra uccisa a Pisa: «Ecco chi era davvero Barbara: sentiva la sua missione fin da piccola»

Le parole di Michele Bellandi in un lungo ricordo sui social della sua compagna Barbara Capovani

«Amore mio non so neanche da dove iniziare, come fare a dire delle cose che possano renderti giustizia, che possano far, se non capire, almeno intuire chi era Barbara». Inizia così il lungo post di addio di Michele Bellandi, il compagno della psichiatra Capovani uccisa a Pisa all’ospedale Santa Chiara dal suo cliente 35enne Gianluca Paul Seung. La descrive come una donna poliedrica, gentile e disponibile con tutti. «Eri cosi piccina, con quel tuo corpicino esile ma anche forte e scattante: un moto perpetuo, quasi impossibile da fermare, tanto che in famiglia ti avevamo soprannominata Kangurina (con la K). Bloccarti era compito arduo, farti stare ferma un’impresa monumentale», ricorda l’uomo sul suo profilo Facebook. Per poi ricordare come la donna fosse particolarmente dedita al suo ruolo di medico psichiatra.


«Non facevi il medico, eri nata medico»

«Non facevi il medico, eri nata medico: a 6 anni avevi deciso che avresti fatto la psichiatra e cosi e’ stato. La tua era una missione in cui hai sempre dato tutta te stessa. Non ti interessava la gloria personale, i soldi, rifuggivi l’apparire sui giornali». Dedita, ma anche «testarda». Così la descrive Bellandi che spiega come nessuna minaccia o offesa, la scalfisse. La dottoressa Barbara Capovani era particolarmente attenta al suo lavoro, ma anche molto presente in famiglia: «Eri la nostra luce, dedicavi tempo a ciascuno, individualmente e poi tutti insieme, eri il centro delle nostre chiacchierate, con le tue affermazioni non di rado provocatorie». Infine, chiude la lettera ringraziando la compagna: «Grazie per avermi accettato incondizionatamente, cosi come sono, ben conscia di tutti i miei difetti; grazie per tutto quello che mi hai insegnato e per aver lasciato a me e a tutti noi un esempio indelebile».


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