Conflitti di interesse, l’Antitrust italiano è generoso e dice sì a Colao, D’Incà e molti ex dei governi uscenti

Clamoroso il caso dell’ex ministro all’Innovazione: sufficiente una promessa di non occuparsi delle attività in Italia di Verizon per l’ok dell’authority alla nomina nel Cda

L’Antritrust italiano è assai generoso in materia di conflitto di interesse e nell’ultimo anno ha autorizzato un nuovo incarico nella vita civile a molti ex ministri e sottosegretari dei governi uscenti anche quando qualche dubbio veniva interpretando la legge che non consente per un anno di assumere incarichi in settori di cui ci si era occupati nella precedente attività di governo. Via libera quindi all’ex ministro dei Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, due legislature nel M5s da cui però era uscito nel luglio dell’anno scorso prendendo le difese di Mario Draghi. All’Antitrust aveva chiesto il parere su tre incarichi di consulenza che gli avevano proposto: uno con Luxottica, uno con la Save spa (Aeroporto di Venezia) e uno con Banca Finint spa del veneto Enrico Marchi. Secondo l’Antitrust delle attività di quelle società D’Incà non si era mai occupato stando al governo, e quindi nessun conflitto esiste. Stesso semaforo verde per un’altra ex M5s, Laura Castelli, già viceministro dell’Economia che aveva seguito Luigi Di Maio nel suo nuovo partito. La Castelli aveva ricevuto la proposta di ingresso nel cda di Elettra Servizi spa di San Donà del Veneto e anche in questo caso nulla osta per l’Antitrust che le risponde: «Rileva infatti osservare come, fra le attribuzioni a Lei delegate, non figurassero materie direttamente riconducibili agli ambiti di attività di Elettra Servizi S.p.A., la quale risulta essere prevalentemente attiva nel settore della installazione e manutenzione di impianti elettrici, termoidraulici e di trattamento dell’aria in edifici civili e industriali. In termini analoghi, non risulta che, in ragione della carica di governo, Le siano stati attribuiti poteri autoritativi, amministrativi o di regolazione in tali settori, ovvero che la S.V. abbia intrattenuto rapporti giuridici o economici con la predetta società».


L’Antitrust non ha rilevato conflitto di interessi anche in un caso un pizzico più spinoso, come quello dell’ex ministro della Innovazione Vittorio Colao. In questo caso la richiesta era di potere entrare nel cda della Università Bocconi e in quello del colosso Usa delle comunicazioni Verizon Inc (che controlla Aol e Yahoo), oltre che di potere fare l’advisor per la società di investimenti General Atlantic. Se sulla Bocconi non c’erano problemi evidenti, però sia Verizon che General Atlantic hanno interessi in settori di cui Colao da ministro si era occupato. Ma l’Antitrust italiano è molto generoso, e ha dato lo stesso il via libera a Colao sulla base di una sua semplice promessa: in Verizon l’ex ministro ha promesso di non occuparsi della sua attività nel mercato italiano. E per General Atlantic l’assoluzione è scritta così: «Si ritiene che l’intendimento da Lei dichiarato di volersi astenere dal trattare questioni concernenti investimenti da realizzare in Italia in settori connessi con la Sua precedente carica di governo, sia astrattamente idoneo ad escludere eventuali profili di criticità con riferimento alla disciplina sulle incompatibilità post carica». Basta dunque una promessa per allontanare il conflitto di interessi in Italia.


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