Cesare Ragazzi, la star delle “cure” per la calvizie: «Da me tanti vip ma i nomi no. Berlusconi? Non ha mai voluto»

L’imprenditore degli spot degli Anni Ottanta: sono entrato nella testa degli italiani

Cesare Ragazzi è diventato famoso negli anni Ottanta per gli spot in cui pubblicizzava un metodo per risolvere il problema della calvizie. Una pubblicità che, dice oggi, «è entrata nella testa degli italiani. A tanti ho risolto un problema per cui non dormivano la notte. Tutto grazie alla mia idea meravigliosa. Si ricorda lo slogan vero?». “Tutto può succedere a un calvo che si è messo in testa un’idea meravigliosa”. «Proprio così. A essere sinceri questa frase è dell’agenzia di Milano che mi seguiva. Tutto il resto è mio, come la formula iniziale di tutte le telepromozioni: “Salve, sono Cesare Ragazzi”. Semplice e diretta. Ma soprattutto indimenticabile».


L’intuizione

Ragazzi dice che quell’intuizione gli venne perché «volevo dimostrare che quello che vendevo era reale, senza imbrogli. Perché se fai un lavoro sbagliato, appena ti lavi i capelli la chioma diventa come una pallina da tennis. Ecco allora la scelta del bagno». Dice che gli orari migliori in cui inserire lo spot erano «all’ora di pranzo. Poi sicuramente in mezzo agli eventi sportivi e di notte». Perché di notte davanti alla tv c’erano «un sacco di uomini che si guardavano i film porno o erotici. E in mezzo chi saltava fuori? Io! “Salve, sono Cesare Ragazzi”. Quanti ne ho incontrati che mi hanno confessato di aver deciso di farsi vedere proprio a notte fonda. “Mi hai rovinato”, mi dicevano. Poi mi ringraziavano soddisfatti». La tv di Silvio Berlusconi «è stata la mia grande fortuna perché senza rovinarti riuscivi a farti conoscere in tutta Italia».


L’incontro con Berlusconi

Dice che il Cavaliere lo ha conosciuto. Ma Berlusconi non ha mai usato le sue cure: «Non voleva. Ancora oggi mi piacerebbe metterlo a posto». Dice che ha cominciato a studiare il problema della caduta dei capelli «Nel 1968. Tutto è partito dalla mia cantina, il primo laboratorio». Da lì ha creato un impero: «Sono riuscito ad aprire circa 80 centri in Italia. Più otto all’estero. Per 40 anni abbiamo avuto 700 stipendi. Ma prima di arrivarci ho sofferto la fame e lavorato come un pazzo». Ha aperto anche un centro a New York «sulla 47esima strada, a un passo dalla Quinta. Non sapevo nemmeno dire buongiorno o buonasera in inglese. Avevo imparato solo poche parole: bere, mangiare, dormire, lavorare, taxi e volare. Quarant’anni fa mi sono bastate».

I clienti vip

E i suoi clienti? «Tanti personaggi noti sono venuti da me: giocatori di Serie A e B, gente che correva in bicicletta o in moto. Protagonisti della tv». Ma i nomi non può farli: «In tutti questi anni non ho incontrato nessuno capace di ammettere di essersi sottoposto all’innesto di capelli. Avrebbero confessato con più facilità un omicidio. Un po’ lo capisco, anche io ci sono rimasto male quando ho cominciato a perdere i capelli». Uno però lo dice: «Lucio Dalla. È uno dei pochi che non soffriva per la calvizie e ci scherzava. Si è presentato da me quasi per gioco. Un giorno voleva essere biondo, un altro voleva le mèche. Una volta si era messo in testa di andare in tv e dire: “Salve sono l’apostolo di Cesare Ragazzi”. Mi manca molto». Ora ha venduto tutto. «Sì, l’azienda è stata comprata sei anni fa da un fondo d’investimento inglese. Nel frattempo, ho brevettato un altro tipo di impianto di capelli sicuro e funzionale che vorrei vendere».

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