Riforme, la contro-proposta sul presidenzialismo di Schlein al faccia a faccia con Meloni: il piano dem che guarda alla Germania

La linea del Pd in vista dell’incontro di domani a Montecitorio: «No all’elezione diretta del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica»

La settimana politica si apre con il confronto tra maggioranza e opposizioni sul tema delle riforme. Tante le proposte sul tavolo dell’esecutivo: dall’elezione diretta del presidente della Repubblica all’ipotesi di una nuova legge elettorale. Domani la premier Giorgia Meloni incontrerà alla Camera dei Deputati le delegazioni dei principali partiti e gruppi parlamentari. E in vista del faccia a faccia con la presidente del Consiglio, Elly Schlein chiarisce la posizione del Partito democratico: «Noi siamo un partito responsabile, per questo ascolteremo il governo – ha detto stamattina la segretaria alla riunione dei dem – Sediamoci al tavolo. Possiamo ragionare su ipotesi che garantiscano maggiore governabilità e rappresentanza, ma diciamo no all’elezione diretta del presidente del Consiglio e tantomeno del presidente della Repubblica». Il Pd sembra dunque pronto a fare qualche concessione sulla legge elettorale, ma esclude a priori qualsiasi ragionamento sull’elezione diretta del capo del Governo e del presidente della Repubblica. «Il sospetto è che il governo cerchi di spostare l’attenzione rispetto ai problemi veri che interessano alle persone», è emerso oggi durante la riunione di partito.


La controproposta dei dem

In base a quanto apprende l’Ansa, domani Schlein si presenterà all’appuntamento a Montecitorio con una controproposta. La riforma che ha in mente la segretaria dem è ispirata al modello del cancellierato tedesco, con l’introduzione della sfiducia costruttiva e del potere di nomina e revoca dei ministri da parte del capo del governo. Emerge scetticismo invece dagli ambienti Pd di fronte a un’eventuale proposta del governo di una bicamerale o di un’assemblea costituente. Il timore di Schlein, apprende sempre l’Ansa, è che il governo voglia trascinare il Paese in lunghe discussioni sulle riforme costituzionali anziché affrontare le vere necessità. Ancora non è stata definita la delegazione del Pd che domani accompagnerà la segretaria all’incontro a Montecitorio. I tre nomi più papabili sembrano essere quelli del capogruppo al Senato Francesco Boccia, della capogruppo alla Camera Chiara Braga e del responsabile riforme del Pd Alessandro Alfieri.


Le aperture del Terzo polo

Insieme al Pd, anche il Movimento 5 stelle non sembra disposto a fare concessioni al governo sul tema delle riforme. «Ci sono le premesse sbagliate per una stagione costituente, siamo contrari a stravolgimenti della Costituzione», ha detto ieri il leader M5s Giuseppe Conte. Diversa la posizione del Terzo polo, che si smarca dal resto delle opposizioni e si dice disponibile al dialogo. Soprattutto su due temi: allargamento dei poteri del presidente del Consiglio e superamento del bicameralismo. «Noi abbiamo già detto che siamo disponibili a sederci al tavolo perché le regole vanno decise tutti assieme. Quindi non ci sottrarremo da un confronto e non ci metteremo in una posizione di marginalità», ha affermato Raffaella Paita, presidente del gruppo Azione-Italia Viva in Senato. «La scelta del M5S e del Pd è del tutto incomprensibile. Perché le regole si scrivono tutti insieme e si collabora. Ma arroccarsi alla prima riunione… Una forza di opposizione che si sottrae al confronto è una forza di opposizione che si mette ai margini», aggiunge la senatrice del Terzo polo.

Credits: ANSA/Riccardo Antimiani

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