Inps, secondo Tridico il governo aggira la legge: «Azione grave, per noi non è previsto lo spoils system»

«L’ente subisce l’arroganza politica. C’è un’influenza del potere politico nei confronti di un potere amministrativo che dovrebbe far riflettere i giuristi»

Pasquale Tridico riserva accuse pesanti al governo Meloni. Nel Consiglio dei ministri dello scorso 4 maggio, l’esecutivo ha deciso di commissariare Inps e Inail. Secondo il presidente uscente del principale ente previdenziale italiano, l’operazione altro non è che «un attacco a un’istituzione che ha fatto tanto in questo periodo, in modo indipendente e autonomo a sostegno del Paese gestendo la pandemia, garantendo quella trasformazione digitale che anche le altre amministrazioni portano avanti, che ha assunto 12 mila persone in quattro anni, contrariamente a tante altre pubbliche amministrazioni, e che ha aumentato la produttività riducendo i tempi di liquidazione. Per questo è un atto scorretto». Nello sfogo affidato ai microfoni di La7, Tridico ripete più volte il termine «attacco», e non in riferimento alla sua persona, «il mio mandato sarebbe scaduto il 15 aprile 2024», ma verso l’istituto «che tra l’altro ha una legge speciale che ne garantisce l’indipendenza e l’autonomia». Il provvedimento dell’esecutivo Meloni “commissaria” non solo il presidente, ma anche il direttore generale: «Quando sono arrivato nel 2019», ricorda Tridico, «il direttore generale era stato nominato dal mio predecessore ed è rimasto fino alla scadenza nel 2022, quando abbiamo nominato un nuovo direttore generale».


Continua: «Tutti i presidenti sono di nomina politica, come i miei predecessori. Il problema è usare uno strumento, il commissariamento, previsto per gli enti pubblici quando ad esempio sorgono problemi di mafia, gravi inefficienze oppure il cambiamento radicale di una governance, che viene utilizzato per anticipare le scadenze degli organi, è un atto scorretto e che mina l’autonomia. Perché mi hanno cacciato? Bisognerebbe chiedere ad altri». Poi, in termini espliciti, Tridico imputa al governo di aver voluto aggirare le norme: «La legge affida ai governi la possibilità di fare spoils system su alcune agenzie ed enti pubblici, tra questi non c’è l’Inps. Il punto è molto semplice, altrimenti giustifichiamo cose che non andrebbero giustificate. Quando sono stato nominato è stato fatto da un punto di vista politico ma a scadenza del mio predecessore e non con un fittizio commissariamento che prelude a fatti gravi o a qualcosa di diverso dalla nomina del presidente dell’Inps. Lo spoils system esiste, in genere ci sono novanta giorni di tempo per alcune agenzie e istituti dentro i quali il governo può nominare, ma non per l’Inps, che tra l’altro è posseduta per i due terzi del suo bilancio da sindacati e aziende».


Il presidente uscente, che fu portato all’ente con l’investitura del Movimento 5 stelle, conclude: «È veramente un’azienda pubblica speciale, diversa, che gode di un’autonomia e un’indipendenza oggi messe in dubbio anche attraverso la nomina del direttore generale. Il direttore generale dell’Inps non è di nomina politica, invece in questo caso si fa decadere politicamente con un decreto. Non so se è stata capita la gravità di questa azione nei confronti di un ente che vede anche la tecnostruttura subire l’arroganza politica. C’è un’influenza del potere politico nei confronti di un potere amministrativo che dovrebbe far riflettere i giuristi. Comunque, non penso di fare ricorso in nessun modo. In questo caso ci sono dei principi di legge che vengono aggirati e non è mia competenza e nemmeno interesse ricorrere. Sono preoccupato per l’attacco fatto all’Inps, per non aver riconosciuto il valore che l’istituto ha offerto in questi anni al Paese attraverso i governi. Ho governato l’istituto attraverso quattro ministri del Lavoro diversi, quattro ministri dell’Economia e tre premier. Le leggi le abbiamo sempre seguite e rispettate».

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