Elezioni comunali, chi ha vinto e chi ha perso voti nelle città: i risultati di FdI, Pd e M5s a confronto

Lo studio dei flussi dell’Istituto Cattaneo e di Youtrend: niente “effetti”, pochi spostamenti di voti

I risultati delle elezioni comunali dicono che gli effetti Schlein e Meloni sono stati minimi. E i flussi di voti da uno schieramento all’altro in questa tornata di urne dicono che il Partito Democratico soltanto in alcune zone è riuscito a riacquistare preferenze dal Movimento 5 Stelle e dall’astensione. Mentre il centrodestra si è preso i voti del Terzo Polo. La Stampa illustra oggi i risultati dello studio sui flussi di voti dell’Istituto Cattaneo. Che ha analizzato i risultati in cinque città di medie dimensioni. Mentre secondo Lorenzo Pregliasco di Youtrend il voto al primo turno delle amministrative consegna un quadro di conferma. Con una leggera prevalenza del centrodestra.


I flussi e l’Istituto Cattaneo

L’Istituto Cattaneo ha analizzato i risultati di Brescia. Dove il centrosinistra ha vinto al primo turno perché la sindaca Laura Castelletti ha beneficiato di una minore astensione della sua base elettorale. E ha anche preso voti dai 5 Stelle. A Vicenza la spinta decisiva per portare Giacomo Possamai al ballottaggio è arrivata dalle liste civiche. Mentre ad Ancona è il centrodestra a giovare della minore astensione. A Pisa il risultato di Michele Conti è arrivato grazie all’appoggio degli elettori di Azione e Italia Viva che hanno lasciato il centrosinistra virando a destra. A Latina l’astensione della base M5s e il riposizionamento a destra di Azione e Italia Viva hanno influito sul risultato finale. Il professor Salvatore Vassallo spiega al quotidiano che l’astensionismo è cresciuto.


L’effetto Schlein?

Con un’inversione di tendenza: è stata più bassa la partecipazione al voto al Nord. In questa ottica l’effetto Schlein andava a impattare su un partito sceso al 19% con Enrico Letta segretario. E ulteriormente in calo nei mesi successivi. Il 20% medio rappresenta una crescita ma non una valanga. «L’effetto Schlein non c’è stato a Pisa dove avrebbe potuto avere un certo impatto. Un effetto Meloni ci può essere stato ad Ancona, sicuramente a Latina», aggiunge Vassallo. Che però avverte: si tratta di una elezione comunale e quindi l’effetto più importante rimane sempre quello della candidatura rispetto a tutti gli altri e ai temi nazionali.

L’analisi di Youtrend

L’analisi di Youtrend dice che nei 91 comuni con oltre 15 mila abitanti il Pd è il partito più votato con il 13,2%, davanti a Fratelli d’Italia con il 12%. Oltre la metà dei voti (54,9%) sono andati però a liste civiche o comunque non chiaramente riconducibili a singoli partiti nazionali. «A livello generale – spiega Lorenzo Pregliasco – c’è una lieve prevalenza del centrodestra sia nei comuni sopra i 15mila abitanti sia nei capilogo di provincia. Sui 90 comuni oltre i 15 mila abitanti 23 sono andati al centrodestra, 15 al centrosinistra, 13 a liste civiche e 40 al ballottaggio. D’altra parte erano più i comuni andati al voto già confermati dal centrodestra che non quelli del centrosinistra. Ora vedremo i ballottaggi se confermeranno il quadro o meno. In tal senso se il centrosinistra ne vincerà anche solo pochi in più, potrà dichiararsi soddisfatto».

L’effetto Meloni?

Riguardo l'”effetto Meloni” o l'”effetto Schlein”, gli elettori si siano orientati sulla affidabilità dei candidati: «Vista la taglia piccola dei comuni, ad esclusione della sola Brescia – la situazione favoriva le spinte locali. Il voto d’opinione si verifica nelle grandi città, mentre nelle città medio-piccole conta l’elemento personale. Tuttavia aveva bisogno più Schelin di un “effetto sul voto” che non Meloni; in tal senso si tratta per il Pd di una occasione mancata. Ma va comunque sottolineato che il Pd è il partito più votato in ben 6 dei 13 capoluogo, a fronte dei 5 delle liste civile, e dei soli due di FdI e di uno della Lega». Infine, I risultati negativi di M5s, sopra il 3% sono in cinque comuni capoluogo (Terni 6,5%, Brindisi 5,1%, Ancona 3,8% e Latina 3,2%) si spiega col fatto che quello di Giuseppe Conte «è un movimento di opinione, che va meglio alle politiche che non alle elezioni comunali, dove manca la base territoriale».

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