Riina Jr messo al bando da Corleone? Il sindaco all’attacco: «Da lui messaggi arroganti: qui non è gradito»

Secondo il primo cittadino corleonese da parte del figlio del boss mafioso sono partiti «messaggi di forza tipici dell’ambiente di cui è stato parte organica». Per quel modo «arrogante – spiega – conforta la nostra decisione» di sperare che resti lontano dalla città

Continua lo scambio di accuse tra Giuseppe Salvatore Riina, terzogenito di Totò Riina, e il Comune di Corleone, accusato dallo stesso “Salvaccio” di non volergli rinnovare la carta d’identità. «Le dichiarazioni di Riina circa una ipotetica persecuzione da parte del Comune di Corleone nei suoi confronti per il mancato rilascio del documento d’identità sono pretestuosamente false e sostanzialmente strumentali», scrive il sindaco del Paese, Nicolò Nicolosi spiegando come il Municipio abbia «trasmesso la documentazione presentata per l’ottenimento della carta d’identità al ministero dell’Interno che, valutata la richiesta, provvede al rilascio della carta elettronica e la trasmette all’indirizzo del richiedente», si legge nella nota. Il figlio del boss di Cosa Nostra era rientrato i primi di aprile a Corleone, dove vive ancora la madre Ninetta Bagarella, dopo aver scontato una condanna a 8 anni e 10 mesi per associazione mafiosa e un periodo di sorveglianza speciale. Il 9 maggio scorso, il Consiglio comunale si era riunito per chiedere l’allontanamento dal Paese di Riina jr. poiché – secondo il sindaco – non ha mai rinnegato Cosa Nostra.


«È come se Riina – spiega il primo cittadino – volesse, gridando, trasmettere a ipotetici seguaci un messaggio di autorevolezza e di forza tipici dell’ambiente di cui è stato parte organica e di cui non si ha notizia di allontanamento o dissociazione. È questo modo arrogante – spiega Nicolosi –  che conforta la nostra decisione di auspicarne l’allontanamento della città, perché soggetto socialmente pericoloso». Ora, a distanza di dieci giorni, sulla decisione presa durante l’assemblea municipale è intervenuto l’avvocato Fabiana Gubitosi, legale del figlio del capo mafia, secondo il quale «Se si agisce così non si crede alla funzione rieducativa della pena e alla riabilitazione del reo e si va contro i dettami della Costituzione». Il suo assistito, precisa all’Ansa Gubitosi, «ha ricevuto il documento di identità richiesto» e che «in questo momento non è a Corleone».


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