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Russia, mandato di arresto per il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan

Mosca risponde così all’indagine del tribunale con sede all’Aia sulle responsabilità di Putin nella deportazione illegale di bambini ucraini

A due mesi dal mandato di arresto per Vladimir Putin da parte della Corte penale internazionale, Mosca ha emesso un provvedimento speculare contro il procuratore Karim Khan del tribunale con sede all’Aia. Il presidente russo e la Commissaria per i diritti dei bambini presso il Cremlino, Maria Alekseyevna Lvova-Belova, secondo Khan e i giudici che hanno indagato sulle segnalazioni di crimini di guerra commessi in Ucraina, sono stati responsabili della deportazione di decine di migliaia di bambini dai territori occupati. La Cpi ha quindi spiccato il mandato, impegnando i Paesi firmatari del Trattato di Roma ad arrestare Putin e Lvova-Belova qualora transitassero sui loro territori. Mosca, che ha definito le accuse e l’intera indagine «carta igienica», ha quindi aperto una contro inchiesta sul procuratore Khan e alcuni dei giudici della Corte, con l’accusa di «aver avviato un procedimento penale contro una persona notoriamente innocente» e di «aver preparato un attacco contro un rappresentante di uno Stato straniero». Ed ecco che il ministero degli Interni russo ha pubblicato il mandato di arresto, inserendo Khan nella lista dei ricercati dalla Federazione. «Data di nascita: 30 marzo 1970. Luogo di nascita: Edimburgo, Scozia (…) Ricercato ai sensi di un articolo del codice penale», si legge nell’annuncio, in cui non viene specificato il reato di cui è accusato.


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