Myss Keta e la Milano sushi e cocaina: «Con umiltà mi sento una supereroina. Senza maschera mi conoscono solo mia madre e l’ostetrica»

La rapper parla della sua città adottiva e dei colleghi con cui ha collaborato

A dieci anni dal brano che l’ha lanciata Myss Keta dice che Milano è ancora «Strisce, righe e moda / Vodka, keta e soda… Bamba, soldi e sesso / La strada del successo». Nell’intervista che rilascia al Corriere della Sera dice che è la fotografia di una città «che da una parte è conturbante e dall’altra ti turba profondamente. In questo testo ho cercato di restituire tutti questi angoli diversi, la seduzione ma anche la repulsione che ti dà vedere certi movimenti, certe situazioni notturne. La Milano di sushi & coca magari è cambiata nella forma, ma molte cose sono ancora quelle lì». La rapper, ricorda Renato Franco, ha origini tedesche non verificate, «milanese con Venezia nel cuore», età indefinita (né pochi né troppi).


La droga come sballo ricreativo

Lei nota che ormai la droga è stata derubricata a sballo ricreativo: «La mia narrazione parte dal reale, ma abbraccia anche finzione e sogno. Gli spunti per le mie canzoni vengono da cose che ho visto in prima persona o che mi sono state raccontate. La droga nel mio immaginario è un elemento presente: prendo, rimastico e sputo fuori le cose che vedo». Dice che «senza maschera mi conoscono solo mia madre e l’ostetrica». Si presenta mascherata anche quando collabora con altri artisti: «Con umiltà mi sento una supereroina milanese». Mentre la sua collezione di maschere «supera le svariate centinaia». Da icona Lgbtq+ dice poi la sua sul governo Meloni: «Con un esecutivo come quello in carica non bisogna dare per scontato nessuno dei diritti che abbiamo acquisito finora. Purtroppo ci sono leggi che possono cambiare, lo abbiamo visto in altri Paesi: stavamo dando per scontato il diritto all’aborto, invece si può tornare indietro anche su questi temi».


Meloni & Schlein

Avrebbe preferito, dice, un altro tipo di governo. E non vede la carica di Meloni come una vittoria delle donne. Invece Elly Schlein «mi piace, non l’ho ancora incontrata, ma la inviterò al mio concerto». Sul lato maschilista del rap invece dice: «La musica è prima di tutto un’espressione artistica che deve essere slegata da velleità pedagogiche. Il rap nasce con canoni e stilemi che partono da un mondo street di un’altra epoca, in cui si faceva leva su un atteggiamento gangsta , machista e maschilista, non propriamente inclusivo. Il rap parte da lì, ma oggi siamo nel 2023. Quindi è giusto sia considerare da dove parte, sia tenere presente dove siamo ora: giudico fuori tempo massimo certi atteggiamenti espressi in maniera prepotente. È più facile ricorrere a un certo tipo di mondo che è già stato esplorato, la sfida è cercare di andare a trovare altri argomenti, un terreno inesplorato più difficile».

Elodie e Mahmood

Infine, le collaborazioni con Mahmood ed Elodie: «Prendo sempre qualcosa da chi collaboro. Lui era straimpegnato per Sanremo, ma mi ha fatto capire che quando vuoi davvero qualcosa riesci a trovare il tempo per farlo». Lei, invece, «è istintiva, spontanea, mi ha spinto a dare voce a questo lato. E poi durante la nostra fuga a Celebrity Hunted mi ha insegnato una amatriciana da paura…».

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