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Il fondatore di OpenAI: «Pronti a valutare lo stop di ChatGPT in Europa». Poi la marcia indietro

26 Maggio 2023 - 12:32 Redazione
Ieri il fondatore dell'azienda americana Sam Altman si è detto preoccupato delle regole sull'intelligenza artificiale su cui è al lavoro Bruxelles. Oggi il ripensamento: «Non abbiamo alcuna intenzione di andarcene»

L’avventura europea di ChatGPT potrebbe già avvicinarsi alla sua fine. O forse no. A ventilare la possibilità di un ritiro dal mercato europeo è Sam Altman, ceo di OpenAI, la società americana che sviluppa il popolarissimo chatbot. La causa sarebbe l’Artificial Intelligence Act, il documento su cui è al lavoro la Commissione europea e che diventerebbe una delle primissime leggi al mondo nate per regolare il mondo dell’intelligenza artificiale. «I dettagli contano davvero. Cercheremo di rispettare le norme, ma se non ci riusciremo dovremo cessare le operazioni», ha detto ieri Altman al Financial Times. Poco prima, durante un convegno a Londra, lo stesso fondatore di OpenAi aveva ammesso di avere «molte preoccupazioni» sul documento in fase di stesura a Bruxelles. In realtà, le parole di Altman sembrano in contraddizione con quanto dichiarato dallo stesso fondatore di OpenAI al congresso americano soltanto qualche settimana fa: «La regolamentazione dell’intelligenza artificiale è essenziale», aveva detto Altman durante l’audizione in Senato. E infatti, questa mattina è arrivata l’inversione di marcia: «Settimana molto produttiva di conversazioni in Europa su come regolamentare al meglio l’AI! Siamo entusiasti di continuare a operare qui e ovviamente non abbiamo intenzione di andarcene», ha scritto Altman su Twitter.

Pur correggendo il tiro, le preoccupazioni restano. In particolare, sembra che OpenAI tema di vedere i suoi sistemi – tra cui ChatGPT – considerati «ad alto rischio» in base alle nuove regole europee. Secondo il sito specializzato The Verge, ad agitare l’azienda sarebbero alcuni passaggi specifici del regolamento. L’attuale del bozza del documento prevede infatti che ogni organizzazione che sviluppa progetti di intelligenza artificiale riferisca la potenza di calcolo richiesta per far funzionare la piattaforma, il tempo di formazione degli algoritmi e dati peculiari su come ha allenato i suoi modelli, divulgando anche informazioni potenzialmente protette da segreto aziendale. Altman però non ci sta. E sostiene che alcune informazioni, a partire dai metodi di allenamento e dalle fonti dei dati, debbano rimanere segrete per essere protette dai diretti concorrenti. Non è la prima volta che ChatGPT rischia lo stop in territorio europeo. In Italia, il garante della privacy ha sospeso per qualche settimana l’accesso alla piattaforma, chiedendo all’azienda di ottemperare ad alcune richieste.

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