Elezioni in Spagna, segnali negativi per Sanchez: il centrodestra strappa Siviglia e Valencia ai socialisti

È il Partito popolare a ottenere il miglior risultato nel Paese. Postivi i dati sull’affluenza

Una prova elettorale per il premier Pedro Sanchez, in vista del voto nazionale a cui saranno chiamati i cittadini spagnoli nel prossimo autunno. Un test che, però, ha visto i popolari e la destra strappare diversi territori ai socialisti. Nelle urne, aperte dalle 9 alle 20, le schede per rinnovare tutti i Comuni del Paese e i governi di 12 comunità autonome su 17. I primi risultati sono iniziati ad arrivare dopo le 21 di oggi, 28 maggio. Positivo il dato dell’affluenza, in crescita rispetto alla precedente tornata delle amministrative. A livello comunale, la partecipazione al voto registrata alle ore 18 è passata dal 49,93% del 2019 al 51,48% odierno, nonostante la pioggia, oggi, abbia sferzato diverse zone del Paese. Già dalle prime proiezioni pubblicate sui media spagnoli si era capito che il Partito popolare avrebbe conquistato la maggioranza sia nella Comunità di Madrid sia nel Consiglio comunale della capitale, feudi dei conservatori. Così è stato.


Il partito guidato da Alberto Núñez Feijóo è primo anche a Valencia e a Siviglia, precedentemente governate dai progressisti. Per la maggioranza assoluta, però, sarà necessario allearsi con l’estrema destra di Vox. Popolari in testa anche ad Aragona. I socialisti, invece, riuscirebbero a mantenere il controllo di Castiglia-La Mancia. A Barcellona, vince il partito indipendentista Uniti per la Catalogna. Il sorpasso del Partito popolare sui socialisti si concretizza anche in termini di voti complessivi. Rispetto a quattro anni fa, quando la formazione guidata oggi da Sanchez aveva ottenuto circa 1,5 milioni voti in più dei popolari. L’esito elettorale – parziale, ma arrivato al 90% delle schede scrutinate – rivela che ai popolari è andato il 31,5% dei consensi, più di 6,8 milioni di voti. Ai socialisti, il 28,2%, circa 6,1 milioni di schede. Crolla Ciudadanos, passato dall’8.7% del 2019 all’1,3% di oggi: tesoretto da 2 milioni di voti sperperato, in quattro anni, dai liberali, fermatisi sotto la soglia delle 270 mila preferenze. Raddoppia il consenso di Vox, arrivato al 7,1% nel Paese: nel 2019, la formazione di destra si era fermata al 3,5%.


Leggi anche: