Freedom of Russia: chi sono i “partigiani” che sabotano nel territorio di Putin

Hanno lanciato raid al confine con l’Ucraina. Vogliono liberare il paese da Putin. E c’è chi li accusa di nazismo

I “partigiani” russi protagonisti di azioni di sabotaggio nei territori di Vladimir Putin hanno attaccato il 22 maggio Belgorod entrando dall’Ucraina. È stata la loro azione più spettacolare. Ma non sarà l’unica. Ieri il ministero della Difesa russo ha fatto sapere di aver colpito un centro in cui si trovano “mercenari stranieri” proprio in quella regione di confine. Ma intanto nel pomeriggio il villaggio di Novaya Tavolzhanka è stato colpito dal fuoco. Non ci sono state vittime ma frammenti di granate hanno danneggiato un gasdotto e una linea di trasmissione elettrica, case private, facciate, finestre. Tra di loro si chiamano proprio così: “partigiani”. Le incursioni non sono finite. Anzi, si moltiplicheranno nei prossimi giorni. Oggi alcuni di loro si raccontano in una videointervista a La Stampa.


Mercenari

I partigiani russi dicono di far parte di una cellula di una rete che opera nelle regioni di confine tra Russia e Ucraina. Molti di loro hanno fatto il servizio militare ma nessuno è stato mercenario. Anche se dicono che tra di loro ci sono persone con esperienze di combattimento. L’addestramento si svolge soltanto ed esclusivamente nella pratica. «La nostra cellula si è formata a partire da un insieme di persone che erano contro il regime di Putin già prima della guerra su vasta scala. Ciascuno di noi ha i propri conti da saldare con questo regime. Ci sono persone di opinioni diverse, siamo per lo più di destra, ma tra noi ci sono anche liberali. Le opposizioni di ogni tipo in Russia sono state azzerate. Non possiamo più esprimere la nostra opinione in alcun modo, perché il dissenso è perseguibile per legge. E così, invece di protestare pacificamente, cosa che non ha portato ad alcun risultato, abbiamo deciso di imbracciare le armi».


Il rovesciamento del regime

Questa è la ragione per cui combattono: «Poi, molti di noi hanno anche parenti in Ucraina, il che aggiunge anche un’altra motivazione. Potremmo raccontare molto delle ragioni che ci spingono, ma in generale abbiamo un grande obiettivo: il rovesciamento del regime. E per come la vediamo noi, deve avvenire attraverso la sconfitta in guerra di Putin». Nei giorni scorsi il Cremlino ha espresso preoccupazione per la presenza di quelli che chiama sabotatori. L’intelligence di Kiev ha confermato che collabora con loro. Mentre qualche giorno fa Mosca ha fatto sapere di aver arrestato alcuni di loro che preparavano attacchi alle centrali nucleari. L’ipotesi dei russi è quella di schierare un maggior numero di forze sul confine con l’Ucraina per prevenire i loro attacchi.

I sabotaggi

Nel colloquio con Valentina Garkavenko e Letizia Torsello i partigiani russi promettono che i sabotaggi continueranno. «Fino a che punto siamo disposti ad arrivare dipenderà dalle risorse a disposizione. Per ora, non ne abbiamo moltissime, ma siamo riusciti a fare deragliare un treno, abbiamo distrutto una decina di binari ferroviari e spero che continueremo col sabotaggio dei treni. Abbiamo anche fatto saltare alcune sottostazioni elettriche e diversi uffici di registrazione e reclutamento militare. Il nostro lavoro va avanti», sostengono. E credono che «la guerra potrebbe trascinarsi a lungo, perché la riserva di mobilitazione in Russia è ampia e non abbiamo speranza di poter aizzare il popolo alla rivolta. Il nostro popolo russo è abbastanza inerte su questo fronte, nessuno si preoccupa particolarmente della politica internazionale».

Il manifesto di Cristchurch e l’accusa di essere nazisti

Il sito di giornalismo investigativo BellingCat racconta che uno di loro è stato arrestato dai servizi di sicurezza ucraini per aver diffuso il manifesto neonazista di Christchurch: «Non so cosa sia Christchurch e non ho nemmeno letto il suo manifesto. Abbiamo principalmente idee di destra, ma come ho detto raccogliamo persone di opinioni diverse. In linea di principio, il nostro scopo è un altro. Non abbiamo alcun tipo di ideologia, abbiamo sostanzialmente capito che dobbiamo unire i nostri sforzi perché l’obiettivo è troppo grande per noi, la nostra attività è troppo pericolosa per avere anche contrasti ideologici». Gli attentati di Christchurch sono avvenuti in Nuova Zelanda il 15 marzo 2019. Un terrorista chiamato Brenton Tarrant ha ucciso in diretta 50 persone in due distinti attacchi a istituti religiosi.

Freedom of Russia

I partigiani russi di Freedom of Russia e il Corpo dei volontari russi hanno annunciato in diversi messaggi su Telegram, anche con video, di aver lanciato dei raid al confine tra Russia e Ucraina e di aver messo le loro bandiere nelle località di Bezlyudovka, Churovichi e Lyubimovka, nelle regioni russe di Belgorod, Bryansk e Kursk. E hanno lanciato un appello: «Cittadini della Russia, siamo russi come voi. L’unica differenza è che non vogliamo più giustificare le azioni dei criminali al potere e vogliamo che la dittatura del Cremlino finisca. Le prime bandiere di una Russia libera all’alba sulle città liberate», scrivono. Nell’intervista a La Stampa si augurano l’unità del paese: «Speriamo che la Russia non finisca, non si smembri. Finirà il regime. Auguriamo il meglio alla nostra nazione, crediamo che dopo i momenti difficili, dopo la caduta del regime, come di solito accade con le dittature, ci aspetti qualcosa di meglio. In ogni caso, ora dobbiamo scegliere: o marcire lentamente o rischiare tutto».

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