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La Regione Lazio revoca il patrocinio al Pride di Roma: «È pro utero in affitto». Gualtieri conferma: «Sarò in piazza»

L'associazione Pro Vita plaude alla decisione della giunta Rocca, mentre protestano gli organizzatori che parlano di «farsa», dopo che la Regione Lazio aveva concesso all'inizio il proprio sostegno

Passo indietro della regione Lazio guidata da Francesco Rocca che, a differenza del Comune di Roma che ha confermato il suo appoggio, ha deciso di revocare il patrocinio al Roma Pride 2023. Una decisione presa dalla giunta di centrodestra che ribadisce come la firma istituzionale della Regione «non può, né potrà mai essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto». La giunta in una nota prova a comunque a chiarire che «ribadisce il proprio impegno sui diritti civili, come dimostra del resto l’operato pluriennale del presidente Francesco Rocca». Su Twitter intanto il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha confermato il patrocinio di Roma capitale per l’evento: «Il Roma Pride è una manifestazione importante per la comunità Lgbt+ e per tutti i cittadini che combattono le discriminazioni e sostengono i diritti. Per questo – ha spiegato il sindaco – Roma Capitale ha assicurato il proprio patrocinio e per questo sabato sarà in piazza per il Pride».

A vincere sarebbero state le pressioni arrivate soprattutto nelle ultime ore dall’associazione Pro Vita, che aveva attaccato la scelta della giunta laziale di confermare il patrocinio per il Pride di Roma, nonostante «legalizzasse la maternità surrogata», sosteneva il portavoce dell’associazione Pro Vita e Famiglia, Jacopo Coghe. «Ci chiediamo se il centrodestra non sia in preda ad una schizofrenia – aveva aggiunto – perché il documento politico del Pride, al quale è stato dato il patrocinio, è chiaro: legalizzazione dell’utero in affitto, matrimonio egualitario, adozioni per coppie dello stesso sesso, trascrizioni anagrafiche per i figli delle coppie gay, identità di genere, progetti gender nelle scuole di ogni ordine e grado, e la carriera alias in tutti gli istituti di istruzione». Secondo Coghe quindi Rocca e la sua giunta stavano appoggiando «tutte le pericolose istanze Lgbtqia+ sui quali Governo e centrodestra italiano si dichiarano contrari. Il patrocinio va immediatamente ritirato, per rispetto a tutti quegli elettori che hanno votato per Rocca e la sua amministrazione di centrodestra».

La rabbia degli organizzatori

Una doccia fredda invece per le associazioni coinvolte nell’organizzazione del Pride, che solo poche ore prima applaudivano alla decisione della giunta Rocca di mantenere il patrocinio. Era stato proprio il portavoce del Pride, Mario Colamarino, a dirsi soddisfatto della scelta e di apprezzare che «la Regione abbia deciso di sottrarsi alla trappola dei pregiudizi ideologici, prendendo di fatto le distanze politiche da quanti in Parlamento in questi giorni vorrebbero rendere la nascita delle nostre figlie e dei nostri figli reato universale, perseguendo la gestazione per altri anche se realizzata all’estero». Subito dopo aver saputo del ritiro del patrocinio da parte della Regione, è sempre Colamarino a commentare: «Siamo ormai alla farsa: “Pro Vita ordina e la politica esegue”. Con l’ironia che ci contraddistingue ringraziamo Pro vita per averci offerto un servizio di ufficio stampa gratuito. Grazie a loro siamo certi che sabato 10 giugno alla grande parata che partirà da Piazza della Repubblica alle ore 15.00 ci sarà una folla oceanica che crede nei diritti, nell’uguaglianza e nella laicità».

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