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Mario Draghi al Mit di Boston: «L’Ucraina deve vincere la guerra ed entrare in Ue e Nato»

08 Giugno 2023 - 04:29 Redazione
mario draghi mit boston ucraina nato ue
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L'intervento dell'ex premier: le conseguenze geopolitiche dell'attacco di Putin influenzeranno l'Europa per anni

Una vittoria della Russia o un «pareggio confuso» nella guerra in Ucraina sarebbe fatale per l’Unione Europea. Lo ha detto l’ex premier italiano Mario Draghi in un discorso al Mit di Boston dove ha ricevuto il premio Miriam Pozen. Per Draghi «la guerra in Ucraina, come mai prima d’ora, ha dimostrato l’unità dell’Ue nella difesa dei suoi valori fondanti, andando oltre le priorità nazionali dei singoli Paesi. Questa unità sarà cruciale negli anni a venire». Ovvero quando bisognerà «ridisegnare l’Unione, per accogliere al suo interno l’Ucraina, i Paesi balcanici e i Paesi dell’Europa orientale». E «nell’organizzare un sistema di difesa europeo complementare alla Nato». Draghi ha rifiutato la guida della Nato. Ma è considerato uno dei candidati alla guida della Commissione Europea nel 2024.

Le conseguenze della guerra di Putin

Secondo l’ex premier le conseguenze geopolitiche di un conflitto prolungato al confine orientale dell’Europa sono molto significative, quindi bisogna prepararsi. Primo, «l’Ue deve essere disposta a rafforzare le proprie capacità di difesa». Secondo, «dobbiamo essere pronti a iniziare un viaggio con l’Ucraina che porti alla sua adesione alla Nato». Terzo, «dobbiamo prepararci a un periodo prolungato in cui l’economia globale si comporterà in modo molto diverso rispetto al recente passato». Per esempio, «mi aspetto che i governi abbiano per sempre deficit più alti».

Perché la sfida climatica o la necessità di rafforzare le catene di approvvigionamento, «richiederanno investimenti pubblici sostanziosi che non possono essere finanziati solo da aumenti di tasse». Questa spesa pubblica maggiore «aggiungerà pressione all’inflazione, oltre ad altri possibili shock sul lato dell’offerta». E nel lungo periodo, secondo Draghi «è probabile che i tassi di interesse resteranno più alti che nello scorso decennio».

Kiev deve vincere

L’ex presidente della Bce dice che «accettare una vittoria russa o un pareggio confuso indebolirebbe fatalmente altri Stati confinanti. E manderebbe un messaggio agli autocrati che l’Ue è pronta a scendere a compromessi su ciò che rappresenta, su ciò che è. Segnalerebbe inoltre ai nostri partner orientali che il nostro impegno per la loro libertà e indipendenza – un pilastro della nostra politica estera – non è poi così incrollabile». Invece una vittoria per l’Europa «significa avere una pace stabile. E oggi questa prospettiva appare difficile. L’invasione della Russia fa parte di una strategia delirante a lungo termine del presidente Putin: recuperare l’influenza passata dell’Unione Sovietica e l’esistenza del suo governo è ora intimamente legata al suo successo. Ci vorrebbe un cambiamento politico interno a Mosca perché la Russia abbandoni i suoi obiettivi, ma non vi è alcun segno che un tale cambiamento si verificherà».

Le banche centrali e i governi

L’ex premier ha parlato anche di politica economica. «Le banche centrali devono certamente essere molto attente al loro impatto sulla crescita, in modo da evitare inutili sofferenze. Ma il compito ricadrà principalmente sui governi che dovranno ridisegnare le politiche fiscali in questo nuovo contesto» di tassi alti, bassa crescita potenziale e debiti pubblici elevati, dice l’economista. I governi, ha spiegato Draghi, «dovranno imparare a vivere in un mondo in cui lo spazio fiscale non è infinito, come sembrava essere quando i tassi di crescita superavano di parecchio i costi di indebitamento».

E se alcune delle lezioni degli ultimi trent’anni sono state comprese, ha aggiunto, «sarà necessario prestare molta più attenzione alla composizione della politica fiscale», che dovrebbe essere progettata «per aumentare il potenziale di crescita, proteggendo e includendo allo stesso tempo coloro che hanno più bisogno di aiuto». Questo quadro, però, «potrebbe cambiare radicalmente se un’ondata di potenti innovazioni, come l’intelligenza artificiale, dovesse scuotere il mondo e aumentare la crescita globale», ha concluso.

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