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L’appello di Ilaria Cucchi a La Russa, Salvini e Meloni: «Devono incontrare gli agenti torturatori di Verona»

10 Giugno 2023 - 08:07 Redazione
ilaria cucchi la russa agenti verona
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La lettera della senatrice: voglio che li guardino negli occhi

La senatrice di Avs Ilaria Cucchi in un intervento su La Stampa chiede che Ignazio La Russa incontri gli agenti di Verona accusati di tortura. Proprio quelli che durante le violenze nominavano il fratello Stefano.  Come la notte tra il 3 e il 4 novembre 2022, quando un 36enne con problemi psichiatrici viene condotto nell’acquario «in evidente stato catatonico». «Voglio che La Russa incontri gli agenti che hanno torturato quei poveri indifesi nel nome di mio fratello. Voglio che ci vada in delegazione con Salvini e Meloni per guardare loro negli occhi mentre auspica che vengano dichiarati innocenti. Mentre li rassicura che ciò accadrà perché verrà abolito il reato di tortura», dice Cucchi.

L’intervento

Suo fratello Stefano, aggiunge la senatrice, «è stato ammazzato perché la sua vita non valeva nulla. Come quelle vittime. È diventato un simbolo di riscatto per lo Stato capace di processare se stesso. Non c’è più alcun limite al cinismo di una propaganda che dimostra di poter contare sul fatto che i terribili comportamenti di Verona vengano accettati o addirittura condivisi dai loro elettori. Che addirittura possa trovare consenso la loro difesa e giustificazione».

Perché per la senatrice «conta solo distruggere quel simbolo di riscatto dello Stato perché costituisca un monito. Questo è il messaggio che si vuole lanciare. Lo Stato non è dalla parte dei diritti dei più deboli ma di quella di coloro che li calpestano usando come bandiera l’uccisione di Cucchi. Mi sarei aspettata la solidarietà di quelle cariche istituzionali ma era soltanto un utopia. Il messaggio che colgo per noi è che non ci sarà mai pace per noi perché noi non possiamo vincere. Non può vincere il diritto sul potere. Sono sola, sì». Ma, conclude Cucchi, «non mi arrendo. Nel nome di mio fratello e di quel che rimane della mia famiglia».

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