Roma Pride, Francesco Rocca e il ritiro del patrocinio: «Ho sempre sostenuto i diritti Lgbtq+»

La lettera del presidente della Regione Lazio: sono aperto al dialogo con tutti

Francesco Rocca non vuole passare per oscurantista. Il presidente della Regione Lazio si sente «sotto attacco». Ma, ribadisce in una lettera al Messaggero, ha sempre sostenuto i diritti Lgbtq+. Rocca risponde alle polemiche suscitate dal ritiro del patrocinio della Regione al Pride di Roma. Dovuto a una dichiarazione del portavoce del Pride Mario Colamarino sulla gravidanza per altri. Mentre secondo altre ricostruzioni il no al patrocinio sarebbe arrivato dopo le pressioni dell’Associazione Pro vita. Oggi Rocca spiega: «Sono stato oggetto, in questi giorni, di attacchi che mi hanno fatto male. Ho lottato una vita contro ogni forma di discriminazione, per l’inclusione e il rispetto dei diritti, in ogni contesto e circostanza, anche quelli più delicati e difficili».


I messaggi di conforto

Poi aggiunge: «Sono stato anche confortato da messaggi di amicizia da parte di molti e soprattutto di chi, nella comunità lgbtq+, non si ritrova in posizioni ideologiche e di scontro, ma è capace di dialogare. In questi giorni abbiamo toccato temi sensibili che colpiscono la vita di milioni di persone: sono sinceramente dispiaciuto se qualcuno si è sentito sotto attacco o non rispettato. Questo non è mai stato il mio intento». E sostiene: «Nella mia vita mi sono spesso avvicinato alla sofferenza umana, anche di chi è perseguitato perché omosessuale. Mi auguro che noi, che viviamo in una società libera e democratica, riusciamo a essere all’altezza della nostra libertà. Anche di prendere posizioni scomode, ma fedeli alla propria coscienza».


L’apertura al dialogo

Poi la promesssa: «Sono stato, sono e resto aperto al confronto e al dialogo con le associazioni lgbtq+, così come con tutte le persone omosessuali e trans che in esse non si riconoscono. A tutte e tutti, soprattutto ai giovani che nei Pride cercano un momento di espressione di identità, a chi vive con sofferenza e a chi vive con gioia la sua identità e il suo orientamento, auguro di trovare sempre la strada per aprirsi a una corretta interlocuzione con chi appare più distante. Perché non c’è nulla di peggio della mancanza di parola e confronto».

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