Il silenzio disperato di Marta Fascina: «Ho perso l’amore della mia vita»

La compagna che lui chiamava moglie è stata chiamata in causa spesso a proposito del futuro del partito. Ora cosa succederà?

La disperazione per aver perso «l’amore della mia vita». Marta Fascina, l’ultima compagna di Silvio Berlusconi che lui chiamava “moglie” si è chiusa nel silenzio dopo l’annuncio della morte. E fa trapelare soltanto queste parole nel retroscena che le dedica oggi il Corriere della Sera. Negli ultimi tempi in molti l’hanno chiamata in causa a proposito del futuro di Forza Italia. Lei ha replicato smentendo di volersi appropriare del logo del partito. E di volere in posizioni apicali il suo ex compagno di scuola Tullio Ferrante. Mentre proprio ieri si ventilava la possibilità di una candidatura alle elezioni europee per il padre Orazio. Che a sua volta è stato vicinissimo all’ex premier durante la degenza per la  leucemia mielomonocitica cronica.


«La mia passione è la politica»

Lei, ricorda il quotidiano, è sempre stata chiara: «La mia passione è la politica. E io sono nata col mito di Berlusconi», ha ripetuto in tante occasioni. Rivendicando «con grande orgoglio tutti i comizi di Berlusconi che ho seguito da sempre». Anche prendendo un pullman da Portici (provincia di Napoli) e macinando chilometri. Con lei c’era sempre Ferrante. Insieme a nuove leve come Alessandro Sorte e Stefano Benigni fa parte di quella che viene chiamata “corrente Fascina”. «Non sono in guerra con nessuno, non faccio guerre con nessuno», ribadisce però lei. E ricorda che anche Berlusconi voleva stare «senza più liti, chi perde il posto dovrà prima averne un altro». E il posto di Marta Fascina adesso quale sarà? E quale era la volontà di Berlusconi in proposito?


Il posto di Marta

Ma, spiega il quotidiano, non si sa se l’ex premier abbia espresso qualche ultima volontà riguardo l’unica sua creatura al di fuori dell’asse ereditario. Non si sa se Berlusconi abbia lasciato qualcosa di scritto né quali siano le ultime volontà riguardo Forza Italia. Ecco perché, in attesa di una risposta a questa domanda, è meglio il silenzio.

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