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L’esperimento del New York Times a Milano: «Meglio un consulente di viaggio umano o un software di intelligenza artificiale?»

15 Giugno 2023 - 09:43 Redazione
La reporter Ceylan Yeginsu è rimasta in città per due giorni, affidandosi prima ai consigli di un chatbot e poi a quelli di una designer del posto

In tutto il mondo si moltiplicano gli esperimenti per mettere alla prova l’intelligenza artificiale: nella musica, in politica, nella medicina e persino in tribunale. Ceylan Yeginsu, reporter del New York Times, è stata la prima a esplorare un altro ambito di applicazione, la consulenza di viaggio, e si è affidata a un software di AI per programmare la sua visita turistica a Milano. A dire la verità, l’esperienza non è iniziata nel migliore dei modi: «Perché non mi hai detto che oggi è festa nazionale a Milano?», ha chiesto la giornalista al suo consulente di viaggio virtuale. Per la sua visita in Italia, infatti, Yeginsu ha scelto il Primo maggio, ma il software di AI non si è premurato di avvisarla che molti negozi e attrazioni sarebbero rimasti chiusi.

L’itinerario

Superato il momento di impasse iniziale, la reporter ha chiesto consigli sull’itinerario per la giornata e su alcuni posti dove potersi fermare a mangiare. Il risultato? Una pizza al volo in Galleria Vittorio Emanuele, una visita sul tetto del Duomo, un biglietto per la Pinacoteca di Brera e qualche passeggiata per le vie del centro. Un percorso senz’altro piacevole, ma niente di diverso da quello che si potrebbe trovare su una qualsiasi guida cartacea. Il giorno successivo, la giornalista del New York Times ha deciso di affidarsi non più al chatbot ma a Franziska Basso, una travel designer che lavora proprio a Milano. Il suo itinerario, racconta Yeginsu, «è stato più facile da seguire perché ogni tappa era vicina quella successiva e mi ha dato più tempo per esplorare ogni luogo».

Il tocco umano

Il “tocco umano” della consulenza di viaggio si è sentito soprattutto nella qualità dei consigli. Non solo le attrazioni principali visitate da ogni turista, ma anche gli angoli nascosti della città: dalla vigna di Leonardo da Vinci ai fenicotteri di Villa Invernizzi. E alla fine sembra che la giornalista del Ny Times abbia apprezzato più la consulenza umana di quella virtuale: «Il mio assistente AI aveva a disposizione un enorme database ed era programmato per rispondermi come un umano, ma non mi sono mai fidata del tutto dei suoi consigli e a volte mi sono sentita in dovere di fare una mia ricerca». Eppure, riflette Yeginsu, è difficile trovare un consulente di viaggio in grado di rispondere nel giro di pochi secondi a qualunque domanda, a prescindere che sia pieno giorno o notte fonda.

Credits foto: ANSA/Matteo Corner

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