Alluvione Emilia-Romagna, Musumeci frena le richieste per la ricostruzione: «Il governo non è un bancomat». Ira delle opposizioni e dei sindaci

Il ministro della Protezione civile si è lamentato dell’andamento del tavolo per la gestione dell’emergenza: «Non è un luogo in cui portare l’elenco delle spese e riscuotere»

Nell’ultima sessione del tavolo post alluvione a Palazzo Chigi, è emersa una certa tensione tra governo è amministratori del territorio. La Regione guidata da Stefano Bonaccini, sentiti i sindaci e le aziende coinvolte nelle alluvioni dello scorso 16 maggio, ha stimato in quasi 9 miliardi le risorse necessarie per la ripartenza. Gli enti locali hanno anche ribadito al ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, la necessità di nominare presto un commissario per la ricostruzione: «Insistiamo, i tre presidenti di Regione sono le figure principali a cui affidarsi. Se il governo ha idee diverse si prenda la responsabilità». Il giorno dopo quest’ultima riunione, il 16 giugno, Musumeci a RaiNews24 ha confermato i contrasti affiorati durante il tavolo: «Ho detto che il governo non è un bancomat. Questa frase l’avrebbe dovuta dire anche qualcuno 10 anni fa, se volevamo evitare la condizione in cui ci troviamo in Italia in tema di sicurezza del territorio». Poi, l’accusa agli amministratori dei territori: «Il tavolo è nato per essere un tavolo di coordinamento, che significa confrontarsi sui criteri e sulle priorità. Invece qualcuno ha pensato che la riunione dovesse servire soltanto per portare l’elenco delle spese e riscuotere. Il principio non è questo».


Il ministro della Protezione civile ha criticato alcuni sindaci emiliano-romagnoli, «più attenti a cercare consensi che a rispettare il galateo istituzionale e la priorità degli interventi da effettuare per ridare ai cittadini dell’Emilia-Romagna il diritto alla normalità. Qualcuno ha pensato che il governo servisse solo a erogare risorse. Dobbiamo concordare interventi, criteri e priorità perché, altrimenti, rischiamo di dovere alimentare delle aspettative che poi si traducono in delusione e non ce lo possiamo permettere». Alle perplessità dei sindaci sul prosieguo dei lavori di ricostruzione a causa dell’esaurimento dei fondi a disposizione, Musumeci ha risposto: «Faccio il ministro della Repubblica, dibattere con il sindaco o i sindaci non è il mestiere. Il riferimento dei sindaci non è il governo, ma il commissario delegato. Io discuto con il commissario, che non fa polemica, almeno finora, e questo l’ho apprezzato». Riguardo alla stima di circa 9 miliardi, Musumeci ha chiesto di non correre con le richieste: «È una cifra che va verificata, altrimenti il governo diventa un bancomat, come lo è stato per 50 anni. Se è fondata cifra portata dal presidente della Regione Emilia-Romagna, ci vorrà del tempo per metter insieme le risorse».


Il centrosinistra, ma anche gli esponenti di centrodestra che amministrano Regioni e Comuni vorrebbero che la nomina di commissario per la ricostruzione venisse affidata a Bonaccini. Anche su questo punto, però, Musumeci ha frenato le richieste: «In Emilia-Romagna, dopo il terremoto, Bonaccini è rimasto commissario all’emergenza per 11 anni. Ha fatto bene? Io faccio il ministro della Protezione civile, non faccio il presidente della commissione d’esami. Il Codice di Protezione civile, non votato da me ma dal governo di centrosinistra nel 2018, prevede che la nomina per il commissario per l’emergenza possa durare un anno, rinnovabile, e poi inizia fase ricostruzione. Riteniamo che la materia vada normata, perché c’è qualche lacuna, per definire quando termina la fase di emergenza e quando inizia la ricostruzione. Questo lo stiamo facendo in queste settimane. La nomina può durare tre mesi, sei mesi, un anno. In Emilia-Romagna, per il post terremoto, è durata 11 anni. Perché Bonaccini è rimasto commissario straordinario per 11 anni e solo adesso si sta andando verso la conclusione?».

L’ira delle opposizioni e dei sindaci

Il primo cittadino e presidente della Provincia di Rimini, Jamil Sadegholvaad, si è subito scagliato contro le parole del ministro. «L’atteggiamento sprezzante, espresso con parole abbastanza piccine da Musumeci, cozza con quel rispetto tra istituzioni, soprattutto davanti a drammi e tragedie collettive, che non è forma ma sostanza». Sadegholvaad non ha accettato la risposta ricevuta dal membro dell’esecutivo alla richiesta di risorse urgenti, ovvero che il governo non sarebbe un bancomat: «In due parole si contesta agli amministratori locali di cercare di “fare la cresta” sulla conta dei danni”. Le cifre portate al tavolo evidentemente sono troppo alte per il ministro. Queste cifre, invece, rappresentano la somma delle istanze urgenti e spesso disperate che vengono dai Comuni messi in ginocchio». Come nel caso della zona dell’alta Valmarecchia: «Comuni che raccolgono meno del 10% della popolazione della provincia di Rimini, tra frane e dissesto idrogeologico, lamentano danni per 25 milioni di euro. Sono Comuni di centrosinistra e di centrodestra: l’alluvione non vota. Eppure, non dovrebbe esservi il minimo dubbio che la collaborazione tra istituzioni diverse, davanti a problemi amministrativi che sono i problemi di tutti, dovrebbe essere qualcosa di diverso dalle campagne elettorali permanenti e dalle accuse meschine, senza alcuna prova».

La deputata del Partito democratico, Ouidad Bakkali, ha definito «vergognose» le parole di Musumeci riguardo al trattamento «da bancomat» che alcuni amministratori locali riserverebbero al governo. «Dopo le passerelle nei luoghi del disastro in Emilia-Romagna e le promesse della presidente Giorgia Meloni del 100% dei risarcimenti a famiglie e imprese, occorre subito passare dalle dichiarazioni ai fatti concreti. Servono risposte ai sindaci, ai territori devastati. Il governo invece è ormai scomparso dai radar». Andra Gnassi, deputato Dem della commissione Attività produttive, ha esortato Musumeci a scusarsi: «Autorevoli membri di governo fanno video e selfie, mostrano vicinanza, a partire dalla presidente Meloni. Poi annunciano aiuti, sostegni e risarcimenti fino al 100%. Ma dopo un mese di parole, oggi i fatti sono che nella concretezza del fare il governo è assente, infastidito, di fronte alla richiesta di agire. Le parole di Musumeci offendono i cittadini dell’Emilia-Romagna. Chieda scusa e chiarisca a chi è nel fango e semplicemente chiede al governo che governi, che ha sbagliato a dire ciò che ha detto». Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione Ambiente della Camera: «Musumeci, con queste parole, offende e umilia i tanti amministratori, cittadini, famiglie e imprese che hanno subito danni incalcolabili provocati dall’ondata eccezionale di maltempo che ha colpito l’Emilia-Romagna le scorse settimane e che stanno facendo di tutto per ripartire».

Lato Movimento 5 stelle, sono state Ilaria Fontana, capogruppo in commissione Ambiente a Montecitorio, e Vittoria Baldino, vicecapogruppo dei grillini alla Camera, le prime a contestare le espressioni del ministro. «È francamente pessimo l’atteggiamento che il governo Meloni sta tenendo nei confronti dei cittadini romagnoli colpiti dall’alluvione. Il ministro Musumeci, rivolgendosi a loro, ha voluto far capire chiaro e tondo che il governo non è un bancomat. In poche parole, dovranno vedersela da soli. Questo è il messaggio per nulla velato fatto arrivare ai sindaci dei comuni più interessati dal disastro», ha detto Fontana, ricordando anche i filmati girati e diffusi del sopralluogo fatto da Meloni, all’indomani della tragedia. «Sono già lontani i tempi della premier con i piedi nell’acqua e il volto contrito. Mentre lei faceva l’ennesima passerella il suo governo si preparava ad una presa in giro nei confronti dei territori alluvionati. Avevano promesso 2,6 miliardi, ma ne hanno stanziati solo la metà, a fronte di danni quantificati per circa 9 miliardi, e mentre i sindaci chiedono un aiuto per far fronte agli enormi disagi che vivono le loro comunità, ricevono risposte spocchiose e supponenti da parte del governo, che si dimostra ancora una volta inconcludente e buono solo a fare chiacchiere», ha chiosato invece Baldino.

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