Colpo di scena nel Qatargate, il giudice Claise si dimette: «Il figlio lavora per un indagato». Sulla procura l’ombra del conflitto d’interessi

Secondo la procura federale belga non ci sono elementi che possano mettere a rischio l’inchiesta. Ma i legali degli indagati ora potrebbero far partire le richieste di inammissibilità degli atti

Non sarà più Michel Claise a guidare le indagini sul Qatargate, dopo che il giudice istruttore che finora aveva avviato e condotto l’inchiesta sulla presunta corruzione internazionale nel Parlamento europeo ha annunciato di voler rinunciare all’incarico. Sarebbe emerso infatti che un figlio del magistrato, riporta l’Ansa, avrebbe lavorato per una delle persone finora indagate proprio da Claise. Per questo il giudice ha preferito cedere la guida delle indagini a Aurélie Dejaeffe, che aveva già collaborato all’inchiesta. La decisione era stata presa «in via cautelare e per consentite alla giustizia di continuare serenamente il suo lavoro – dice una nota della procura federale belga – e di mantenere una necessaria separazione tra vita privata e famigliare e responsabilità professionali».


La nota poi aggiungeva che «di recente sono comparsi alcuni elementi» che «potrebbero sollevare alcune domande sul funzionamento oggettivo dell’indagine». E in effetti il rischio, secondo Politico, è che le dimissioni di Claise potranno innanzitutto ritardare il lavoro degli inquirenti belgi per un periodo significativo. Emerge poi un problema non da poco per la procura di Bruxelles, che ora potrebbe ricevere una raffica di richieste di inammissibilità dell’inchiesta da parte dei legali degli indagati, che potrebbero sollevare un sospetto di conflitto di interessi. Il dettaglio che il figlio del giudice Claise lavorasse per uno degli indagati è spuntato durante il lungo interrogatorio di circa quattro ore a cui è stato sottoposto l’europarlamentare del Pd Andrea Cozzolino, poi messo in stato di fermo. Proprio in quella fase, i legali Dezio Ferraro e Federico Conte hanno sollevato delle osservazioni, indicando il coinvolgimento del figlio di Claise che ha portato alle dimissioni.


La procura però è certa della «assenza di elementi effettivi che possano mettere in dubbio la correttezza di ogni persona coinvolta e il lavoro sostanziale che lo stesso giudice e gli inquirenti hanno svolto in questo caso». Ma nelle prossime ore le reazioni degli avvocati degli indagati di certo non si faranno attendere.

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