IT-Alert, Curcio e Musumeci: «A inizio 2024 il sistema di allarme pubblico sarà operativo». In autunno i test regionali

L’ultima fase di sperimentazione parte dalla Toscana, poi toccherà alla Sardegna e al resto delle Regioni italiane. I terremoti non saranno inclusi nelle emergenze in cui IT-Alert potrà essere impiegato

Chi si troverà in una determinata zona della Toscana, il prossimo 28 giugno, riceverà una notifica sul proprio cellulare, che suonerà anche se impostato in modalità silenziosa: «Questo è un messaggio di test del sistema di allarme pubblico italiano. Una volta operativo, ti avviserà in caso di grave emergenza». È una simulazione, la prima che coinvolgerà un territorio così densamente abitato. Il 30 giugno toccherà alla Sardegna, il 5 luglio alla Sicilia, il 7 luglio alla Calabria e il 10 luglio all’Emilia-Romagna. Entro il mese di febbraio, la sperimentazione coinvolgerà le restanti regioni, poi ci sarà anche un test nazionale. Al termine di questa fase, promette Nello Musumeci, «contiamo di rendere IT-Alert pienamente esecutivo agli inizi del 2024». È il ministro per la Protezione civile, insieme al capo del Dipartimento, Fabrizio Curcio, ad annunciare in conferenza stampa l’ultimo stadio del collaudo che porterà l’Italia ad avere il suo sistema di allarme pubblico basato sulla tecnologica cell-broadcast.


«Maremoto generato da un sisma, collasso di una grande diga, attività vulcanica, incidenti nucleari o situazione di emergenza radiologica, incidenti rilevanti in stabilimenti soggetti alla cosiddetta direttiva Seveso e precipitazioni intense». Queste le sei casistiche che permetteranno alle autorità di inviare l’allarme alla popolazione che, in quel momento, si troverà nell’area interessata dall’eventuale catastrofe. Le elenca Curcio. A una domanda di Open sul perché i terremoti non siano stati annoverati nelle situazioni emergenziali, risponde: «Non sono stati inseriti nella direttiva perché si presuppone che il cittadino abbia già la chiara percezione dell’evento». Anche per lo sciame sismico successivo alla scossa, «abbiamo ritenuto che il messaggio potesse essere ridondante». Il capo della Protezione civile, tuttavia, non esclude che i sismi possano essere aggiunti, in futuro, nelle situazioni meritevoli di alert.


Sempre replicando a Open, in conferenza stampa, Curcio spiega come saranno tutelati gli operatori incaricati di inviare l’allarme, nel caso in cui sottovalutino o sopravvalutino un’emergenza. «Crediamo che l’esistenza di procedure precise sia la migliore tutela per ogni operatore. Già oggi, quotidianamente, chi opera nel campo della Protezione civile si assume delle responsabilità importanti, come l’emissione dei bollettini. Riteniamo, perciò, che la definizione di indicazioni chiare serviranno a stabilire se azionare l’IT-Alert o meno». Al fine del ragionamento, rileva Curcio, è importante «disconnettere l’evento in sé dagli effetti che causa sul territorio. L’impatto sul territorio non possiamo misurarlo con accuratezza». E fa un esempio: «Una pioggia particolarmente intensa è oggettiva e anche prevedibile con una certa precisione. Per questo manderemo l’alert. Il rischio alluvione dipende, invece, da una serie di fattori dei quali non possiamo essere sicuri con anticipo». Curcio annuncia che si sta lavorando anche a degli automatismi. «Stiamo lavorando a un algoritmo che, ad esempio, sarà in grado di riconoscere le forti perturbazioni in arrivo: in tal caso, il sistema invierà in automatico l’alert».

Resta il ritardo, rispetto ad altri Paesi europei, del varo definitivo del sistema di allarme pubblico. Se il traguardo è stato fissato a inizio 2024, spiega Musumeci, «è proprio per il forte impatto che potrà avere sul territorio. L’Italia sta procedendo con grande cautela perché il sistema è particolarmente articolato, va gestito con grande sobrietà e diventerà operativo solo quando avremo superato tutte le criticità registrate nella precedente fase di sperimentazione». La notifica verrà inviata sui cellulari in lingua italiana e inglese. In generale, si tenderà a non fornire indicazioni sul comportamento da adottare, al contrario di quanto è accaduto in Francia, nel caso del ciclone che, lo scorso 20 febbraio, colpì il litorale Nord di La Réunion: i cittadini furono invitati, ad esempio, ad allontanarsi dalle spiagge e a non entrare in mare. La Protezione civile italiana, invece, ritiene «complicato dare un messaggio di comportamento su un numero così importante di persone soggette ad un certo evento».

Curcio argomenta così: «Qualcuno potrebbe trovarsi per strada, ad esempio, altri in casa. Ci saranno alcune situazioni in cui magari si potrà anche dare un messaggio univoco, immagino almeno. A fronte di un evento con dispersione radiologica, ad esempio. Tuttavia, a fronte di piogge intense, ci sarà chi si trova in collina, o ancora a ridosso di un fiume, o al piano terra di un’abitazione. Sarebbe complicato dare un messaggio comportamentale. Il comportamento deve essere frutto di quel percorso di crescita sulla sicurezza che ognuno di noi deve fare in autotutela». Nella conferenza, c’è stato un accenno alle complicate procedure infrastrutturali, «anche nel campo della sicurezza cibernetica», e di governance del sistema. Questioni, a quanto sembra, in via di superamento.

Adesso serve far prendere dimestichezza ai cittadini con IT-Alert, «anche a questo serviranno i test che svolgeremo nei prossimi mesi». In chiusura, Curcio fa un appello ai media affinché spieghino ai cittadini l’importanza dei feedback nella fase di sperimentazioni. Appello accolto: «Dopo la ricezione del messaggio, ci sarà un questionario da compilare. Per noi è importante per capire dove possiamo migliorare il servizio». Ecco il link dove trovare il questionario. Nei prossimi giorni, infine, partirà anche una massiccia campagna di comunicazione per far conoscere IT-Alert alla popolazione: «Sono sistemi delicati che irrompono nella vita delle persone. È il momento di prepararsi tutti», conclude Curcio.

Il video integrale della conferenza stampa

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