I dubbi legali dopo la tragedia del Titan: la liberatoria in caso di disastro, le possibili cause delle famiglie sui risarcimenti milionari

I documenti firmati dai passeggeri prima dell’immersione sollevano la OceanGate da ogni responsabilità?

Il giorno dopo la conclusione delle operazioni di ricerca, che diventano ora di recupero, del sommergibile Titan fatalmente imploso poco dopo l’immersione di domenica scorsa, è già tempo di interrogarsi sulle responsabilità legali di quanto accaduto. A bordo del piccolo mezzo della OceanGate, impiegato per le perlustrazioni in profondità del relitto del Titanic, c’erano cinque persone: il ceo dell’azienda e pilota del Titan, Stockton Rush, il miliardario britannico Hamish Harding, il veterano e appassionato del transatlantico naufragato nel 1912 Paul-Henri Nargeolet, il super manager pakistano Shahzada Dawood e il figlio Suleman, 19 anni. Se ancora non è chiaro chi pagherà il costo delle ricerche, alle quali hanno partecipato Marina statunitense e canadese, Francia e Regno Unito, stimate intorno ai 6,5 milioni di dollari, un altro aspetto da capire è se le famiglie delle vittime potranno ottenere un risarcimento per quanto accaduto. Quel che è noto è che chi acquistava il biglietto per un posto sul Titan doveva firmare una lunga e articolata liberatoria in cui venivano messi a conoscenza che il mezzo non era classificato né certificato, e che c’era il rischio di «danni fisici, disabilità, traumi emotivi o morte». Ma basta questo per scaricare tutta le responsabilità legali dall’azienda?


Richieste di risarcimento

In queste ore, come ricostruisce anche il Corriere della Sera, su emittenti e testate americane si è discusso con esperti legali della validità di queste liberatorie, delle responsabilità specifiche e anche dei costi delle ricerche. Quello che emerge, è che effettivamente la definizione dei risarcimenti, anche del diritto a richiederli, non è certa. Per quanto riguarda gli sport estremi o ad alto rischio, spesso in seguito a incidenti i familiari o le vittime sporgono comunque denuncia, le cause si protraggono per anni e nella maggioranza dei casi terminano con un patteggiamento. Secondo l’avvocato Sherif Edmond El Dabe, le possibilità di ottenere il risarcimento è pari a zero, ha detto a Insider. «Nella maggior parte degli Stati queste liberatorie di OceanGate sarebbero valide e vincolanti anche per le famiglie», ha detto a Nbc il professore di giurisprudenza presso l’Università della Virginia Kenneth Abraham, ma è la legge federale marittima a stabilire la validità del documento o meno, e poi sta sta alle leggi del singolo Stato – e all’autonomia del giudice – stabilire se l’azienda è comunque responsabile. «Se un’azienda si comporta in modo irresponsabile, i tribunali non lasceranno che la passi liscia», aggiunge infatti la professoressa di Legge di Stanford Nora Freeman Engstrom. La liberatoria potrebbe quindi non coprire interamente l’azienda, ma secondo un altro esperto, l’avvocato Miguel Custodio, per ottenere il risarcimento i legali delle famiglie devono provare che a causare l’incidente sia stato l’errore per negligenza di un membro dell’equipaggio. Il docente di Storia marittima alla Campbell University del North Carolina si è detto curioso di sapere quale assicurazione abbia fornito la copertura a OceanGate, considerato che praticamente tutte richiedono di verificare la classificazione – che Titan non aveva, una scelta rivendicata dall’azienda stessa ancora nel 2019 – per essere sicuri che tutte le procedure siano state rispettate e che i mezzi rispettano certi standard condivisi. E aggiunge che spesso i sommergibili, come quello imploso vicino al Titanic, non hanno regolamentazioni perché non devono sottostare al Safety of Life at Sea, in quanto non devono essere registrati presso nessun Paese particolare, né alla legge federale americana Passenger Vessel Act, quando operano in acque internazionali.


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