Perché la procura di Firenze fa il test del Dna agli occupanti dell’hotel Astor nell’indagine su Kataleya

Serve per eventuali comparazioni. Mentre un ex ospite finisce sotto la lente

La decisione della procura di Firenze di effettuare test del Dna sugli occupanti dell’ex hotel Astor può dare un impulso decisivo alle indagini sulla scomparsa di Mia Kataleya Alvarez Chiclio. Il Dna serve per eventuali comparazioni. Che sono sul tavolo dal giorno del sequestro degli oggetti appartenuti a Kata, tra cui lo spazzolino da denti. Non è chiaro se all’orizzonte siano in arrivo segnali di una svolta nelle indagini. Ma la circostanza è forse da collegare alle altre ipotesi sul movente della sparizione. La principale rimane quella del racket delle stanze. Ma altre ipotesi potrebbero affacciarsi all’orizzonte. La Nazione oggi spiega che la procura stessa ha detto che i test serviranno a «cristallizzare l’eventuale presenza di soggetti estranei agli occupanti dell’Astor rispetto ai reperti acquisiti durante i sopralluoghi».


Un ex ospite sotto la lente

Il quotidiano aggiunge che ci sono quindi elementi indiziari che orientano verso un sospettato. Si parla di un ex ospite, ma anche del fatto che dopo il comunicato della procura questa persona potrebbe capire che il cerchio si stringe attorno a lui e tentare di fuggire. Per questo sarà monitorato con attenzione e discrezione. Intanto, fa sapere sempre La Nazione, i profili genetici dei genitori di Kata – Katherine e Miguel – provano in modo inequivocabile che la bambina è proprio figlia loro. Questo esclude quindi i moventi che potevano generarsi. Compreso quello di una contesa sulla paternità della bambina. Anche in procura si era ipotizzato un possibile scambio di persona dopo la testimonianza di Miguel.


Leggi anche: