Messina Denaro è stato dimesso dall’ospedale dell’Aquila. Il boss è uscito in «buone condizioni e buonumore»

L’intervento è tecnicamente riuscito. Le condizioni del paziente sono definite stabili

È stato dimesso stamattina presto in buone condizioni e di buonumore dall’ospedale San Salvatore dell’Aquila il boss della mafia Matteo Messina Denaro, ricoverato ieri mattina nel reparto di urologia per intervento non invasivo che, secondo quanto si è appreso, non sarebbe da collegare direttamente al tumore al colon che ha da anni. Il 62enne, seguendo straordinarie misure di sicurezza, è stato ricondotto nel carcere di massima sicurezza della frazione aquilana di Preturo dove si trova in regime di 41 bis, dal 17 gennaio scorso, il giorno dopo l’arresto a Palermo al termine di una latitanza durata trenta anni.


L’intervento e la chemioterapia davanti alla cella del supercarcere

Messina Denaro ha trascorso una notte serena nella cella riservata ai detenuti ristrutturata proprio dopo il suo arrivo nel capoluogo regionale. Prima delle dimissioni è stato visitato dall’urologo che ieri mattina lo aveva operato. L’intervento è tecnicamente riuscito ma per la certezza di una perfetta guarigione si dovrà aspettare qualche giorno. Non è escluso che ci sia una seconda procedura da fare nelle prossime settimane. Ieri, durante la degenza nell’ospedale aquilano, il boss è stato visitato dallo staff del reparto di oncologia che lo segue dall’inizio del regime carcerario. Le condizioni del paziente sono state definite stazionarie. Messina Denaro riceve la somministrazione di chemioterapia nel carcere di massima sicurezza, nell’ambulatorio ad hoc ricavato difronte alla sua cella. Ed è stata proprio la malattia – come ricorda oggi Palazzolo su Repubblica – ha dare una svolta alle indagini seguite dalla procura di Palermo, che poi hanno portato alla cattura del superlatitante. Il 6 dicembre dell’anno scorso i carabinieri del Ros entrano nella casa di famiglia dei Messina Denaro, in via Alberto Mario, a Castelvetrano, dove si era trasferita la sorella maggiore, Rosalia. Gli investigatori – ricorda Repubblica – entrano per piazzare un’altra microspia in bagno, dove la donna si chiude spesso a parlare con altre persone. Smontano una sedia e vi installano una cimice. Al momento dell’installazione trovano un pizzino che contiene riferimenti alla malattia di una persona. «3 novembre 2020 lo so, 9 novembre 2020 ric.; 13 novembre ope». “Lo so” si riferisce alla scoperta del tumore; “ric.” alla data del primo ricovero; “ope” all’operazione. Poi alt codici, tutti collegati a ricoveri ed esami. Parte la ricerca nella banca dati dei ricoveri presso il ministero della Salute. Su 89 possibili candidati spunta lui, il signor Andrea Bonafede, geometra di Campobello di Mazara. Il seguito lo conosciamo tutti.


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