Kataleya Alvarez e il furgone bianco: dai video la verità sulla bambina scomparsa a Firenze?

Un filmato all’origine delle perquisizioni di ieri. L’apparecchio ha registrato un tonfo e poi la chiusura di una portiera

C’è un furgone bianco nella scomparsa di Kataleya Alvarez a Firenze. Un filmato registrato da una telecamera di un’azienda vicino al cortile dell’ex hotel Astor è stato sequestrato dai carabinieri. L’occhio elettronico possiede un sensore di movimento. Si attiva solo se passa qualcuno. La ditta appartiene a due fratelli italiani, naturalmente non indagati. Le immagini che ha catturato risalgono alle 15,14 fino alle 16,45 di quel sabato 10 giugno in cui la bambina di 5 anni è sparita. L’apparecchio ha registrato un tonfo. Come di qualcosa che cada dall’alto. Poi c’è la parte anteriore del mezzo di colore bianco. Poi un cancello si apre e un motorino nero affianca il furgone. Alla guida c’è un uomo. Dai rumori si capisce che apre il portellone e carica qualcosa al suo interno. Lo chiude, accende il motore. Poi se ne va


Le perquisizioni e il filmato “illuminante”

A parlare del furgone bianco è oggi l’edizione fiorentina di Repubblica. La strada in cui si immette il mezzo è via Monteverdi. Successivamente, e questo è un dettaglio importante, dopo un silenzio di 40 minuti si sente la voce di un bambino e di una bambina. Che dice la parola «ciao» oppure «papà». Una voce adulta, indecifrabile, risponde. Il tutto accade alle 16,14. Tre minuti dopo, si capisce dal suono, il cancello si richiude. Il furgone riappare nel filmato alle 16,44. Si sente l’apertura di uno sportello. Dal mezzo scende una persona in maglietta nera e pantaloncini corti. Getta un fazzoletto, prende delle chiavi dal suo marsupio ed entra nella porta metallica. Esce subito. Si sente aprire di nuovo il portellone. Sale sul motorino. Il cancello si chiude. I carabinieri hanno effettuato accertamenti anche con il Luminol. E sono entrati nella ditta della telecamera.


Gli accertamenti

Il quotidiano spiega che le venti telecamere che si trovano in zona sono stati tutti analizzati. In particolare quelli dei cancelli di via Boccherini e quelli dell’ingresso di via Maragliano. Oltre all’uscita di via Monteverdi. Questo ha permesso di ricavare una precisa cronologia degli ingressi. Tutte le persone inquadrate nella forbice di tempo sono state identificate. Anche alcuni garage nell’area adiacente al palazzo sono stati aperti. Intanto per otto ore i genitori di Kata, Miguel Angel e Kathrina, ieri sono stati nuovamente ascoltati, su loro stessa richiesta, al comando dei carabinieri di Borgo Ognissanti dagli investigatori. «Hanno ampliato il contenuto di quanto dichiarato negli incontri precedenti con gli inquirenti e gli investigatori», ha detto l’avvocato Filippo Zanasi, che assiste la coppia insieme alla collega Sharon Matteoni. I genitori, attraverso i legali, hanno rilanciato il loro appello affinché chi sa parli.

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