Ecuador, Panfilo “Benny” Colonico racconta il sequestro e la liberazione: «Ho pagato un riscatto di 200 mila dollari»

Lo chef dice che i rapitori lo hanno liberato per la pressione della polizia

Il cuoco rapito e liberato in Ecuador Panfilo Benny Colonico dice di aver pagato un riscatto di 200 mila dollari. Il 49enne originario di Sulmona ha detto che i suoi sequestratori avevano chiesto un milione. E gli hanno detto che qualcuno della sua sicurezza lo ha venduto. Colonico è tornato a casa il 29 giugno. Si è presentato davanti al suo locale La Garzota. Uno dei rapitori sarebbe successivamente tornato nel locale, mentre una sua guardia del corpo è stata arrestata per furto. I rapitori lo avrebbero liberato la sera di mercoledì, dopo un blitz della polizia in un covo della zona Florida dove Colonico era stato detenuto. Durante le indagini un sequestratore è stato ucciso dalla polizia.


La paura

«Quello è stato il momento nel quale ho avuto più paura», ha spiegato lo chef in una conferenza stampa davanti al suo ristorante. «Avevo più paura della vendetta, pensavo che potessero vendicarsi con la mia vita. Quando mi hanno liberato mi hanno detto di camminare senza voltare la testa. I rapitori pensavano che possedessi in casa un milione di dollari. Mi hanno detto che qualcuno della mia sicurezza mi ha venduto, quella stessa persona ha cercato di rubare nel mio locale quando sono stato rapito». Colonico ha smentito le voci sulla messa in scena, nate perché non ha reagito quando è stato rapito: «Non ho reagito per tutelare i miei venticinque dipendenti che erano con me e che per me sono come una famiglia». L’imprenditore però non dice chi ha materialmente pagato i 200 mila euro per la sua liberazione.


Il taxi

In compenso fa sapere che e la banda, seppur in parte catturata e uccisa, ha a piede libero quello che Colonico definisce «il boss. È lui che ha fatto allentare la pressione dopo tre giorni di maltrattamenti perché gli ho fatto arrivare i primi soldi e questo ha permesso di alleggerire il trattamento. Lui non era il carceriere, era quello che dava gli ordini». Nei sei giorni di sequestro era rinchiuso in una stanza ma poteva guardare fuori dalla finestra. Poi l’arrivo della polizia e l’ordine: «Cammina senza voltarti». È arrivato fino a un taxi che poi lo ha portato al ristorante.

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