Rovigo, il padre di uno studente che ha sparato pallini di gomma contro la prof: «Atto deplorevole, ma lei cerca visibilità»

Il genitore del giovane: «Dopo 9 mesi continua a cavalcare l’onda mediatica sul caso, noi ci siamo scusati subito ed eravamo pronti alla bocciatura»

Dice di essere pronto a procedere in sede penale e civile per diffamazione e danni morali, se la professoressa dovesse continuare a diffondere notizie «non veritiere» sul mancato pentimento e le mancate scuse dell’alunno, suo figlio. Al contempo ammette che il figlio «è stato autore di un atto deplorevole e io sono ancora molto arrabbiato, con lui e per altri motivi». A parlare, in un’intervista all’edizione veneta del Corriere della Sera, è il padre di uno degli studenti che spararono pallini di gomma con una pistola ad aria compressa contro Maria Cristina Finatti, docente dell’Itis Viola Marchesini di Rovigo. Il padre del giovane studente si dice «convinto che quando uno sbaglia vada punito, e in modo esemplare, altrimenti non capirà mai l’importanza del suo errore», ribadendo che la famiglia ha fatto la propria parte nella vicenda di cui il figlio è stato protagonista: «Non ci siamo mai esposti, abbiamo accettato le decisioni della scuola senza interferire, eravamo pronti a tutto, anche alla bocciatura e all’allontanamento. Ora però siamo costretti a parlare, perché la professoressa Finatti continua a cavalcare l’onda mediatica con informazioni mendaci e con il chiaro intento di influenzare l’opinione pubblica. Ci fa male sentirla ripetere di non aver ricevuto scuse né vicinanza da noi».


L’ombra del bullismo tra i compagni di classe

Il padre del giovane studente prosegue: «Non ci possono essere giustificazioni per l’errore commesso da nostro figlio, ancora oggi fatichiamo a perdonarlo, all’inizio non volevamo crederci ma poi abbiamo dovuto accettare l’accaduto. Lui si è subito autodenunciato e poi, con me e mia moglie, quel giorno stesso ha presentato le scuse alla professoressa via e-mail e per telefono. Quando è tornato a scuola, dopo i cinque giorni di sospensione, mi sono scusato di persona con la docente, abbiamo avuto un dialogo cordiale, proseguito nei mesi successivi». Secondo il padre del giovane il figlio ha sparato i pallini dopo essere stato «plagiato» e «bullizzato» dai compagni «per paura di tirarsi addosso il branco» e assicura che porterà le prove raccolte nelle opportune sedi, per capire perché il figlio abbia compiuto quel gesto contro la docente.


«Ci siamo scusati»

Il padre del giovane, a distanza di nove mesi da quanto accaduto, però ha deciso di passare al contrattacco contro la professoressa perché «mio figlio viene massacrato mediaticamente tutti i giorni da nove mesi, subendo danni morali importanti». E il padre precisa: «Viviamo in un paesino della provincia di Rovigo, le altre famiglie impediscono ai loro figli di frequentare il mio, che sta perdendo le amicizie e non ha più vita sociale, e deridono i due fratellini minori. Questo la docente non può capirlo, anche perché parla di cose che non sa: è stata spostata di classe a fine ottobre». Insomma, una vicenda che sta andando avanti ormai da mesi e che però pare non vedere mai la parola fine da entrambi i lati. E il padre del giovane conclude con una domanda: «La professoressa collega ciò che è successo alla voglia di visibilità e follower dei ragazzi, ma mio figlio non è iscritto ai cocial e io gli ho bloccato TikTok e le altre app per giovani. Allora, chi è davvero a caccia di visibilità?».

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