Marmolada, un anno fa la valanga che costò la vita a 11 persone: «Tra 15 anni il ghiacciaio potrebbe scomparire del tutto»

L’alpinista Reinhold Messner: «Gli accordi pro-clima non vengono attuati, la Marmolada è il simbolo del treno da cui non vogliamo scendere»

È passato un anno esatto dalla valanga sul ghiacciaio della Marmolada – al confine tra Veneto e Trentino – che il 3 luglio 2022 ha provocato undici vittime e otto feriti. Secondo quanto stabilito dalla procura di Trento, che ha archiviato l’inchiesta, si è trattato di un evento «imprevedibile», che ha come unico colpevole il surriscaldamento globale causato dai cambiamenti climatici. La Marmolada, insomma, non è il primo ghiacciaio a sciogliersi e non sarà di certo l’ultimo. Il satellite CryoSat dell’Agenzia spaziale europea ha rivelato che tra il 2010 e il 2020 i ghiacciai si sono ridotti del 2%, perdendo 2.720 gigatonnellate. E le cose stanno anche peggiorando. Secondo Legambiente, il 2022 è stato un vero e proprio «anno nero» per i ghiacciai italiani. Nelle Alpi Occidentali, l’associazione ha stimato in media un arretramento frontale annuale di circa 40 metri. Tra i «sorvegliati speciali» ci sono i ghiacciai del Gran Paradiso, con un arretramento frontale di 200 metri, e quelli di Planpincieux e Grandes Jorasses, entrambi in Valle d’Aosta.


L’anno nero dei ghiacciai

La crisi climatica ha reso i ghiacciai sempre più fragili, vulnerabili e instabili, contribuendo all’aumento delle valanghe. Nell’ultimo anno, le montagne italiane hanno dovuto fare i conti con un’estate caldissima, caratterizzata da siccità e record di temperature. A fine luglio dello scorso anno, poche settimane dopo la tragedia della Marmolada, Meteo Suisse ha registrato lo zero termico sulle Alpi svizzere a 5.184 metri, quando in genere si registra intorno ai 3.500. Stando al report Carovana dei ghiacciai, pubblicato da Legambiente alla fine del 2022, il ghiacciaio della Marmolada ha perso nell’ultimo secolo più del 70% in superficie e oltre il 90% in volume. E tra quindici anni, ossia nel 2037, potrebbe scomparire del tutto. Le temperature sempre più alte stanno mettendo in difficoltà non solo le montagne, ma anche tutti i settori economici che da esse dipendono. Per esempio lo sci, con i gestori degli impianti che sempre più spesso si vedono costretti a tenere chiuse le piste. Ma anche le guide alpine, che hanno annullato alcune visite turistiche sul Monte Bianco e sul Monte Rosa proprio per l’aumento del rischio di valanghe.


Il ricordo delle vittime

In questi giorni, tra Canazei e Passo Fedaia, si sono svolti alcuni appuntamenti per commemorare le vittime della valanga della Marmolada. «Mi sento di dire che è come se fosse passato un giorno dal 3 luglio 2022, anche se dopo un anno si riesce a parlare dell’evento più lucidamente», dice Alessandro, fratello di Filippo Bari, un 27enne di Isola Vicentina che ha perso la vita sulla «Regina delle Dolomiti». Oggi, lunedì 3 luglio, i parroci dei due paesi presiederanno una messa e deporranno una targa commemorativa. Al di là del ricordo delle vittime, il primo anniversario della tragedia è stata un’occasione anche per riflettere su ciò che ci aspetta. Al dibattito, intitolato Marmolada, il futuro della montagna al tempo del cambiamento climatico, ha partecipato anche l’alpinista Reinhold Messner. «Dopo quasi due secoli di inconsapevolezza, oggi conosciamo le conseguenze di uno sviluppo che distrugge la natura – ha detto Messner in un’intervista a la Repubblica – . Gli accordi globali pro-clima però non vengono attuati e la Marmolada è il simbolo del treno da cui non vogliamo scendere. La lezione di questa tragedia è che quanto è successo, da qualche parte, si ripeterà».

Credits foto: ANSA/Andrea Solero | Un elicottero durante le ricerche delle persone coinvolte nella valanga sul ghiacciaio della Marmolada a Canazei (5 luglio 2022)

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