La Rai e lo schwa: la «lettera senza genere» torna nei sottotitoli dei Diversity Media Awards

Lo scorso anno la cerimonia in onda su Rai Uno aveva sdoganato per la prima volta l’utilizzo del segno grafico

Lo schwa (ə) torna in Rai. Il carattere neutro – raffigurato come una “e” rovesciata – è stato utilizzato nei sottotitoli dei Diversity Media Awards, in onda su Rai Uno il primo luglio. Ovvero lo stesso programma che lo scorso anno aveva sdoganato per la prima volta il suo utilizzo. Lo schwa viene spesso definita una «lettera senza genere», nel senso che viene proposta come soluzione per superare il binarismo e includere anche chi non si riconosce né come maschio né come femmina. Lo Schwa deriva dall’ebraico medievale e la sua etimologia potrebbe essere collegata alla parola ebraica shav, che significa «niente». Si tratta di una lettera riconosciuta dall’alfabetico fonetico internazionale ma l’ipotesi di una sua introduzione nella lingua italiana continua a essere divisiva.


Da un lato, c’è chi la considera un passo avanti verso l’inclusione. Dall’altro, chi ci vede uno stravolgimento innaturale del linguaggio. Lo scorso marzo, anche l’Accademia della Crusca è intervenuta nel dibattito, bocciando di fatto il ricorso allo schwa: «È da escludere nella lingua giuridica l’uso di segni grafici che non abbiano una corrispondenza nel parlato, introdotti artificiosamente per decisione minoritaria di singoli gruppi, per quanto ben intenzionati». Questa volta, la Rai sembra essere andata contro corrente, ricorrendo per due anni consecutivi allo schwa proprio in occasione dei premi televisivi dedicati alla diversità.


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