Tullio Solenghi e la carriera dell’attore: «La mia è cominciata con una sospensione da scuola»

Il comico ligure parla della sua carriera e del veganesimo che sta abbracciando

La carriera di attore di Tullio Solenghi è cominciata con tre giorni di sospensione da scuola. «Beccato, il mio Noschese da strapazzo», disse l’insegnante di chimica che era stata imitata alla perfezione dal piccolo Tullio. Ma non a sua insaputa, visto che lei in quel momento era dietro di lui: «Così è iniziata la mia carriera da imitatore. Ma mi esibivo anche con don Giorgio, il mio Pigmalione, una specie di don Milani, nelle gite della parrocchia al Santuario della Guardia: io padrone del microfono, in fondo al pullman». Nato a Sant’Ilario in provincia di Genova, la svolta per lui arriva a 17 anni. Ovvero, racconta oggi a Repubblica, quando diventa giovane allievo del Teatro Stabile.


Il Teatro Stabile

«Avevo 17 anni, uscì il bando e feci domanda: mi presentai coi primi versi di “A Silvia”, recitati in 5 dialetti differenti. Il grande Luigi Squarzina scoppiò a ridere: pensavo mi prendesse in giro, invece», rivela a Massimo Calandri. E poi: «Due anni di scuola d’arte drammatica, e 7 stagioni di Stabile. Ma mi sembrava di fare l’impiegato, piccole parti senza riuscire a esprimermi e quando speravo in qualcosa di meglio ecco che qualcuno – arrivato da Roma – mi soffiava il posto. Vivevo in un piccolo appartamento di via Carrara con mia moglie, Laura: decisi di scrivere un pezzo di cabaret, lo recitai in casa davanti ad amici. Erano entusiasti. E così andai a Milano, in cerca di fortuna. Lasciando la mia parte di allora — ero il fratello di Mattia Pascal nella riduzione di Tullio Kezich, con Giorgio Albertazzi — a un amico, un certo Massimo Lopez. Però…».


Il Trio

Poi è arrivato il Trio: «Un successo incredibile. Prego, non parliamo della mia imitazione dell’Ayatollah Khomeini (le reazioni internazionali, le minacce di morte, ndr). I momenti più belli li ho vissuti interpretando Renzo Tramaglino ma anche l’Innominato, e il fratacchione del convento». E il ricordo di Anna Marchesini: «Amica è troppo poco. Una sorella. Una parte di me. Siamo stati insieme per 12 anni, ogni giorno almeno una telefonata parlando quel che avremmo potuto fare insieme. La sua ironia, le mille espressioni. Straordinaria. L’attrice più grande della sua generazione».

Il percorso da vegetariano

Mentre lui sta diventando vegetariano: «Mi incammino verso il veganesimo, perché non mi va di uccidere degli esseri viventi per mangiare. Un luminare come il professor Veronesi ha smantellato l’alibi: non abbiamo bisogno della carne per vivere. E non mi va di discriminare tra animali di Serie A e serie B: coccolo il cane che fa parte della mia famiglia, mi mobilito per salvare la balena spiaggiata, però macello il maiale o faccio una mattanza di tonni. Mia moglie Laura, chef vegana, mi ha aperto un mondo».

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