Batistuta nei guai in Argentina: la sua azienda agricola accusata di maltrattare i lavoratori. Ma sul sindacato che denuncia si allungano ombre

Nelle scorse ore Batigol ha mostrato su Twitter le case dove vivono i braccianti respingendo le accuse

«La relazione diffusa dopo l’ispezione è completamente falsa». Così Gabriel Batistuta risponde al sindacato dei lavoratori agricoli, secondo il quale l’ex Roma e Fiorentina tratterebbe in maniera indegna i lavoratori dei suoi terreni nella città argentina di Reconquista. «Sono stanco di questo trattamento», ha dichiarato il campione di Avellaneda a Radio La Red. «Nelle mie proprietà i lavoratori sono trattati nel rispetto della legge e dei contratti collettivi di lavoro. Non possiamo tollerare la menzogna e la calunnia», ha aggiunto, come riporta La Stampa. L’accusa arriva da José Voytenco, segretario della Uatre, l’enorme sindacato dei lavoratori rurali argentini. L’unione conta 400 mila iscritti e può avvalersi di una cassa che supera i 10 milioni di euro, grazie al contributo obbligatorio – il 2% dello stipendio – versato dai membri. «I peones sono sottoposti a giornate di lavoro estenuanti, non sono ben alimentati, non hanno indumenti adatti, non gli vengono pagati gli straordinari: una situazione inammissibile, non importa chi sia il proprietario», ha dichiarato Voytenco.


La risposta di Batistuta

Dal suo canto, Batigol respinge duramente ogni insinuazione, pubblicando sul suo account Twitter le foto di alcune delle 35 case dove vivono braccianti agricoli impiegati nell’azienda, specializzata nell’allevamento dei bovini, che costituisce il suo buen retiro, lontano dal caos di Buenos Aires. «Abbiamo anche una scuola con pannelli solari, i nostri impiegati sono in regola, abbiamo un medico del lavoro e una diplomata in sicurezza e igiene dell’industria bovina, che verifica le condizioni di tutta l’azienda. Come è possibile che ci accusino di non adempiere agli obblighi stabiliti dalla legge?», si interroga l’ex calciatore. Nel frattempo, su Twitter è già in tendenza l’hastag #todosconbatitusta e non si contano i messaggi di solidarietà con il campione. «Bati – gli ha scritto un tifoso – non prendertela; nel Paese dei corrotti chi costruisce scuole e dà la voro non può che essere bersagliato».


Le controversie del sindacato

In effetti, non mancano i tratti oscuri nella storia della Uatre. A partire proprio dal suo segretario, rieletto nonostante le numerose denunce di corruzione che lo accusano di aver usato la cassa dell’unione come per scopi personali. Appena due mesi prima dell’elezione, poi, l’autista del principale rivale alla segreteria è stato freddato da un sicario del gruppo narcos Romero di Rosario. E così Pablo Ansaloni ha pensato di farsi da parte, rinunciando alla posizione apicale di un sistema spesso descritto come mafioso, dove i regolamenti di conti avvengono con uccisioni o terminano con dirigenti gambizzati. Per non parlare del pizzo, chiesto ai proprietari agricoli: o paghi, o scatta la denuncia. Proprio di questo sistema, secondo i suoi sostenitori, sarebbe vittima Batistuta. Che non sembra farsi intimorire: «Io lotto contro il concetto che devi fare cose strane per poter continuare a fare l’imprenditore in questo Paese. Ho scommesso sul nostro Paese nei momenti più difficili, sfidando le peggiori crisi economiche. Sono stato educato con i valori del sacrificio e del lavoro, mio padre è conosciuto per questo nella nostra regione. Può comprare qualsiasi cosa e passare a pagare anche dopo una settimana o un mese, nessuno ha mai dubitato sulla sua onestà. È doloroso tutto questo, ma non sarà mai sufficiente per farci mollare».

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