Navi, aerei, addestratori e fondi per ricostruire il Paese. Ecco cosa il G7 garantirà a Kiev in attesa dell’ingresso nella Nato

Il documento sulle «garanzie di sicurezza» segna il passaggio nel sostegno dell’Occidente dalla gestione dell’emergenza al lungo periodo

Niente ingresso nella Nato, certo, almeno per il momento, onde evitare di entrare di fatto in guerra contro la Russia. Ma dal vertice di Vilnius arriva dal fronte dei Paesi occidentali (più il Giappone) un inedito impegno politico-militare a sostenere non più nell’emergenza day to day ma nel lungo periodo l’Ucraina. Un impegno messo nero su bianco, non dalla Nato ma dai Paesi del G7, nella forma di una serie di «garanzie di sicurezza» che saranno fornite per gli anni a venire al Paese vittima dal 2022 dell’aggressione russa. E che hanno convinto il presidente ucraino Volodymr Zelensky ad ingoiare il boccone per Kiev amaro del rinvio sine die (letteralmente, senza una data certa) dell’adesione vera e propria alla Nato. Di che si tratta, dunque?


La «fortezza militare» ucraina

Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada e Giappone s’impegnano da oggi ad assicurare forniture di «equipaggiamento militare moderno, nei domini terrestre, aereo e marittimo», dando priorità in particolare alla difesa aerea, all’artiglieria e al fuoco a lungo raggio, ai veicoli blindati e ad altre capacità chiave, si legge nel documento del G7, visto tra gli altri dall’Ansa. L’assistenza alla difesa occidentale riguarda anche l’addestramento continuo delle forze ucraine, la condivisione di intelligence e il sostegno nella cyber-difesa. Una fornitura di lungo termine di ogni equipaggiamento utile a respingere gli attacchi i Mosca, insomma, oggi, domani e dopodomani. L’obiettivo, riassume il Financial Times, è quello di trasformare l’Ucraina in una vera e propria «fortezza militare» in grado di reggere l’urto di – ancor meglio, di sconsigliare preventivamente – qualsiasi futuro attacco russo.


Un mosaico di accordi bilaterali (anche con l’Italia)

Se Mosca dovesse tornare ad aggredire militarmente l’Ucraina, anche dopo la fine di questo conflitto (e perfino sotto un altro regime politico, dovesse cadere quello di Vladimir Putin), i Paesi del G7 s’impegnano da oggi in ogni caso a «consultarci immediatamente con l’Ucraina per determinare le azioni successive più appropriate». Non l’immediato e automatico sostegno militare determinato per gli Alleati dall’articolo 5 della Carta Nato, insomma, ma qualcosa di sufficientemente vicino. Per dare concretezza agli impegni sull’assistenza militare, poi, come anticipato da Zelensky e Stoltenberg oggi in conferenza stampa, al documento d’insieme firmato oggi dai leader del G7 farà seguito la sigla di una serie di accordi bilaterali tra l’Ucraina e ciascuno dei Paesi interessati. «Istruiremo i nostri team ad iniziare immediatamente queste discussioni», si legge nel documento. E gli altri (numerosi) Alleati che non fanno parte del G7? Saranno i benvenuti a unirsi a tali iniziative, ovviamente: «Altri Paesi che desiderano contribuire a questo sforzo per garantire un’Ucraina libera, forte, indipendente e sovrana possono aderire alla presente Dichiarazione congiunta in qualsiasi momento», si legge ancora nel testo.

Chi pagherà per la ricostruzione?

Un passaggio delicato del documento è quello dedicato alla gestione dei fondi russi immobilizzati presso le banche occidentali dopo l’inizio della guerra. I sostenitori più arcigni di Kiev vorrebbero confiscarli e utilizzare quelle risorse per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina, ma da più parti in Europa e Usa si predica cautela per lo scivolosissimo terreno giuridico su cui si muoverebbe un’iniziativa del genere. Prudentemente, ma anche chiaramente, il G7 annuncia oggi dunque che «coerentemente con i nostri rispettivi ordinamenti giuridici, i beni sovrani della Russia nelle nostre giurisdizioni rimarranno immobilizzati fino a quando la Russia non pagherà per i danni causati all’Ucraina». «Riconosciamo la necessità d’istituire un meccanismo internazionale per la riparazione dei danni, delle perdite o delle lesioni causate dall’aggressione russa ed esprimiamo la nostra disponibilità ad esplorare le opzioni per lo sviluppo di meccanismi appropriati», dichiarano all’unisono i sette governi.

Il sentiero di riforme dell’Ucraina

In cambio di tali garanzie da parte degli Alleati, l’Ucraina si impegna (nuovamente) a promuovere o proseguire nell’esecuzione di una serie di riforme considerate essenziali in vista dell’agognata adesione alla Nato. Oltre che «contribuire positivamente alla sicurezza dei partner e rafforzare le misure di trasparenza e responsabilità sull’assistenza dei partner», ci si aspetta dunque la determinazione di Kiev nel «proseguire l’attuazione delle riforme delle forze dell’ordine, del sistema giudiziario, della lotta alla corruzione, della governance aziendale, dell’economia, del settore della sicurezza e della gestione dello Stato», oltre che nel «promuovere le riforme e la modernizzazione della difesa, anche rafforzando il controllo civile democratico delle forze armate e migliorando l’efficienza e la trasparenza delle istituzioni e dell’industria della difesa ucraina».

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