Zelensky a Vilnius abbassa i toni ma marca a uomo Joe Biden: «Bene le garanzie di sicurezza, ma vogliamo entrare nella Nato»

Le rassicurazioni di Stoltenberg sull’impegno degli Alleati: «L’Ucraina non è mai stata vicina all’adesione come oggi». Attesa per il bilaterale col leader Usa

Alla fine la tensione palpabile si scioglie nei sorrisi di un piccolo siparietto e in un plateale abbraccio a favore di telecamera tra Volodymyr Zelensky e Jens Stoltenberg. All’indomani del tweet al veleno contro gli Alleati per la mancata indicazione di un calendario chiaro per l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, il leader di Kiev abbassa i toni, e nella conferenza stampa con il Segretario generale dell’Alleanza al summit di Vilnius riconosce che l’innalzamento del livello di cooperazione tra Ucraina e alleati occidentali – con la creazione del Consiglio Nato-Ucraina, la facilitazione del percorso di adesione, i nuovi pacchetti di forniture militari e soprattutto le annunciate «garanzie di sicurezza» – costituiscono un’ottima notizia per il popolo ucraino. Tra tutte le novità, spiega Zelensky rivolto in particolare alla stampa del suo Paese, la più importante risiede in quelle security guarantees che dovrebbero essere annunciate oggi da un gruppo ristretto di governi Nato, quelli che formano il G7. «Sarà il primo documento legale a delineare nero su bianco la costruzione di una sorte di “ombrello di sicurezza”» per Kiev, spiega Zelensky, nel cui quadro saranno poi definiti una serie di accordi di cooperazione di sicurezza bilaterale con ognuno degli Alleati firmatari nei vari campi – dall’equipaggiamento di terra all’aviazione, alla lotta cibernetica etc. Ma attenzione, ammonisce a chiare lettere Zelensky: «Queste garanzie devono esserci date sulla strada verso la Nato, non al posto dell’adesione alla Nato».


Il nodo dei tempi dell’adesione

Su questo, Zelensky trova la sponda di Stoltenberg, che dopo essersi sgolato per il secondo giorno consecutivo a spiegare che quello annunciato a Vilnius dagli Alleati è un innalzamento senza precedenti del sostegno politico-miliare a Kiev, rassicura gli ucraini con parole chiare: «Oggi ci incontriamo come partner alla pari. Attendo con ansia il girono in cui ci incontreremo da alleati». Per il Segretario generale, in altre parole, complice anche la rimozione dello scoglio burocratico dello svolgimento del Membership Action Plan prima dell’adesione, oggi «l’Ucraina è più vicina alla Nato di quanto non sia mai stata». Di fianco al boss dell’Alleanza, appena rinnovato per un altro anno, Zelensky fa mostra insomma di fair play, rimangiandosi di fatto i toni ruvidi del messaggio di ieri prima del suo arrivo a Vilnius. Ma non c’è dubbio che l’insoddisfazione latente di Kiev per l’esito meno «pieno» di quanto sperato del vertice sarà palesata da Zelensky a Joe Biden nell’incontro bilaterale previsto per il pomeriggio. «Alcune cose sono difficili da spiegare agli Alleati, perché noi siamo in guerra, viviamo in un’altra condizione: prima di vivere, dobbiamo sopravvivere», ha graffiato in conferenza stampa il leader di Kiev lasciando trasparire quanto l’Ucraina frema per entrare nell’Alleanza il prima possibile. «Capiamo che ciò non è possibile a guerra in corso, perché nessuno vuole che diventi una guerra mondiale, ma i segnali sono importanti: le condizioni necessarie per l’ingresso nella Nato stanno raggiunte quando ci sarà la pace in Ucraina».


Le minacce del Cremlino

A decrittare i segnali che arrivano da Vilnius nel frattempo è comunque il Cremlino, per il quale le «garanzie di sicurezza» che gli Alleati – o almeno parte di essi – si apprestano ad annunciare sono già qualcosa di inaccettabile. «Vìolano la sicurezza della Russia», ha attaccato senza mezzi termini il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, secondo il quale questa nuova iniziativa occidentale potrebbe portare a «conseguenze estremamente negative» nel medio e lungo termine, finendo per rendere l’Europa, al contrario di quanto inteso, «molto più pericolosa per molti anni a venire». Minacce più o meno credibili già respinte al mittente dallo stesso Stoltenberg, che ha ribadito in conferenza stampa come a decidere del futuro dell’Ucraina saranno solo e soltanto gli ucraini stessi, e a decidere tempi e modi del suo possibile ingresso saranno in stretto coordinamento la Nato e l’Ucraina, «non certo la Russia».

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