Mafia: estorsione su un terreno, rito abbreviato per Messina Denaro

Il boss ha chiesto ed ottenuto dal gup l’esame delle persone offese. Qualche giorno fa ha parlato per tre ore davanti ai pm

Matteo Messina Denaro sarà processato con il rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena, in un processo che lo vede imputato per estorsione ai danni di una proprietaria terriera. Nel procedimento il capomafia di Castelvetrano, arrestato lo scorso gennaio, aveva posto come condizione del rito abbreviato, la richiesta, fatta al gup, dell’esame delle persone offese, ovvero Giuseppina Passanante, figlia di un prestanome del boss e suo marito. I due, a cui il numero uno di Cosa Nostra aveva intestato fittiziamente un terreno, sarebbe stati minacciati da Messina Denaro stesso. A sostenere l’accusa è il pm della dda Gianluca De Leo. Il boss ha sempre negato l’imputazione, spiegando che nella lettera che aveva scritto a Passanante si era solo limitato a richiedere indietro un terreno che considerava suo. La proprietaria terrena e suo marito saranno ascoltati dal gup a settembre. Per questo caso il capomafia di Castelvetrano è seguito dall’avvocato Lorenza Guttadauro, sua nipote.


Messina Denaro e il terzo interrogatorio dall’arresto

Messina Denaro, attualmente detenuto a L’Aquila al 41 bis, non ha partecipato all’udienza di questo ultimo processo. Qualche giorno fa è stato interrogato dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e i pm della Dda Piero Padova e De Leo per ben tre ore. Si tratta del terzo interrogatorio dall’arresto. Presente, come sempre sta accadendo durante questi incontri, anche l’avvocata e nipote Guttadauro. Il boss non si è mai avvalso della facoltà di non rispondere. I primi andati a sentirlo nel carcere aquilano furono il procuratore Maurizio de Lucia e l’aggiunto Guido. Un secondo interrogatorio si era invece tenuto, a febbraio, davanti al gip Alfredo Montalto e al pm De Leo, proprio per il caso di Giuseppina Passanante. Quella volta il boss sminuì alcuni suoi delitti attribuitegli nel corso degli anni. Come l’omicidio di Antonella Bonomo, la fidanzata del boss di Alcamo, Vincenzo Milazzo, incinta di tre mesi. O il caso del rapimento e dell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, ammazzato a soli 12 anni, negando l’ordine di uccisione e scaricando di fatto le colpe su Giovanni Brusca, il boia della strage di Capaci. Del contenuto del terzo interrogatorio per ora non si sa nulla. Solo la durata, non irrilevante: tre ore.


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