Thomas Bricca «non c’entrava nulla con le risse tra clan». Così la procura ha smontato l’alibi dei killer

Il procuratore della Repubblica di Frosinone ha spiegato l’arresto di Roberto e Mattia Toson: fu quest’ultimo a sparare al 19enne mentre il padre guidava

Fu vittima di un tragico scambio di persona Thomas Bricca, il 19enne ucciso con due colpi di pistola nella piazza principale di Alatri lo scorso 30 gennaio. A confermarlo è stato questa mattina il procuratore della Repubblica di Frosinone Antonio Guerriero, nel corso della conferenza stampa convocata per annunciare l’arresto dei due presunti killer, Roberto e Mattia Toson. Padre e figlio, di 47 e 22 anni, agirono secondo quanto ricostruito per vendicare l’agguato avvenuto la sera prima contro Francesco Dell’Uomo, zio acquisito di Mattia, picchiato e appeso nel vuoto ad una balaustra al termine di due serate di liti nel centro storico di Alatri. Ma l’obiettivo del blitz punitivo dei Toson non era il malcapitato Bricca, che alle risse dei giorni precedenti «non aveva partecipato», ha confermato il procuratore. La vittima designata era invece Omar Haudy, giovane di origini marocchine amico di Bricca e che quel 30 gennaio, per puro caso, era vestito uguale a lui. «Volevano uccidere Omar, che quella sera indossava un giubbino bianco uguale a quello che per sua sfortuna indossava Thomas», ha detto Guerriero.


La ricostruzione del delitto e il movente del blitz

Sarebbero stati «almeno due», come si legge nell’ordinanza di arresto dei Toson, i colpi di pistola esplosi contro Thomas Bricca, uno dei quali risultatogli fatale avendolo colpito alla fronte. A sparare, da una distanza di circa 19 metri, sarebbe stato Mattia, mentre il padre Roberto era alla guida dello scooter T-Max su cui i due si sarebbero poi dileguato. Né l’arma usata per uccidere il 19enne, né lo scooter sono stati tuttavia sin qui individuati, ha detto il procuratore di Frosinone. Ma perché il gruppo di Omar Haudy e quello dei Toson erano entrati in conflitto? «Avevano interessi contrapposti», ha detto in conferenza stampa Guerriero, che ha spiegato di non voler aggiungere altro – senza confermare né smentire l’ipotesi circolata di traffici contrapposti di droga – in quanto «non abbiamo individuato elementi concreti che ci consentano di dire o contestare altro».


Indagini ostacolate dall’omertà

Nella conferenza stampa di questa mattina, è stato anche spiegato come le indagini per tentare di ricostruire quella sera di fine gennaio si siano rivelate maledettamente complicate. «L’attività investigativa è stata resa più complessa dal contesto ambientale in cui i fatti sono avvenuti, caratterizzata da una particolare reticenza – ha spiegato il colonnello Alfonso Pannone, comandante provinciale dei carabinieri di Frosinone -. Abbiamo dovuto fare ricorso a centinaia di intercettazioni ambientali e telefoniche ed all’uso di droni per ricostruire i fatti, rilevando che non c’era riscontro alle versioni fornite dai due indagati, che anzi erano precostruite». Ha così potuto essere smontato l’alibi fornito da Roberto e Mattia Toson una volta che gli inquirenti si sono messi sulle loro tracce: i due «non erano nei luoghi in cui avevano dichiarato di essere al momento del delitto e cioè ad una festa di compleanno. I loro telefoni erano spenti proprio per non lasciare tracce informatiche», ha spiegato Pannone.

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