La super inflazione dello zucchero e le ricadute sulla filiera dei dolci. L’allarme di Bloomberg: «Potrebbe raddoppiare di prezzo»

Le ondate di calore minacciano la produzione, dopo un 2022 già complicato dalla siccità

I prodotti dolciari potrebbero presto aumentare di prezzo nell’Unione Europea. La colpa è dello zucchero il cui costo sale anche a causa delle forti ondate di calore che investono il continente nell’estate del 2023. I contratti d’acquisto dello zucchero sono attualmente in fase di negoziazione per molti grandi acquirenti e potrebbero diventare più onerosi per chi compra, fino al doppio, secondo quanto riporta Bloomberg, che anticipa prezzi che sfioreranno i mille euro a tonnellata. Il 2023 si preannuncia particolarmente complicato anche a causa dei problemi dell’anno precedente. Nel 2022 la produzione è calata del 12% a causa della siccità. Ovvero una tonnellata in meno sulle stime iniziali: 14,6 milioni.


I rincari

Il prezzo del bene è aumentato del 58% ma l’incremento non si è ripercosso sui prodotti al consumo grazie ai contratti a lungo termine adottati dai produttori di dolciumi, snack e bibite. La pioggia in tarda primavera ha costretto a i contadini a ritardare la semina delle barbabietole, mentre le ondate di calore indeboliscono le piante con il rischio di siccità e della diffusione di malattie. Come se non bastasse, le canne da zucchero, che crescono in climi tropicali, sono minacciate dall’aumento di temperatura portato da El Niño. E le riserve sono già parzialmente vuote dall’anno scorso. L’obiettivo, che potrebbe essere raggiunto grazie a quello che si preannuncia un buon raccolto dalla Polonia, è quello di tornare a 15 milioni di tonnellate.


I prodotti al consumo

Si vedrà quali saranno gli effetti sui prodotti al consumo. Fortunatamente lo zucchero ha un peso limitato nella composizione del costo di molti alimenti. Il prodotto è comunque salito di prezzo del 60% tra marzo 2021 e marzo 2022. Se a marzo 2022 un chilo di zucchero di barbabietola ci costava in media 0,86 euro oggi – diceva l’associazione a metà maggio – ci costa 1,36 euro. E il suo prezzo è in continua ma costante crescita se si pensa che rispetto a febbraio il prezzo a scaffale è aumentato ancora dell’1,1%. Rincari su cui l’Ue non ha molto potere, dato che la produzione si ormai spostata verso altri Parsi.

Leggi anche: