Caldo record, Paolo Sottocorona non vuole passare per negazionista: «Ma stop al terrorismo climatico»

Il meteorologo spiega la sua posizione: certi siti fanno disinformazione ma il cambiamento climatico è un campanello d’allarme

Il meteorologo Paolo Sottocorona è finito nelle polemiche sul caldo record di questi giorni. A causa di una frase decontestualizzata che voleva essere una critica all’allarmismo dei media sul meteo. Oggi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera spiega di non essere un negazionista del caldo. Ma aggiunge che fare terrorismo non fa capire i problemi reali. La metafora che sposa è quella del medico: «Se un paziente si presenta dicendo che gli scoppia la testa, è evidente che non lo curerà per questa esplosione. Essendo un professionista gli darà i giusti medicinali usando anche i termini corretti per definire la patologia. Ecco, anche i meteorologi dovrebbero usare un linguaggio appropriato».


Il linguaggio appropriato

Sottocorona, che dopo i trascorsi in Aeronautica è stato per decenni in Rai e oggi lavora a La7, spiega: «È evidente che fa caldo. Ma se da settimane si dice che la temperatura raggiungerà i 47 gradi, senza dire dove e quando, allora questo è allarmismo. Perché non è vero che sarà così in tutta Italia, dove non ci sono mai stati 40 gradi in tutte le città e nemmeno 38. Certo, ci sono dei picchi in determinate località, ma dare un’informazione di questo tipo non solo è scorretto ma anche potenzialmente pericoloso. A danno delle fasce della popolazione più indifese e vulnerabili che vengono prese dalla paura e dall’angoscia». La colpa, secondo lui, è dei siti online che fanno terrorismo: vengono ripresi e amplificati. E propone di istituire un albo dei meteorologi per dare più dignità alla professione.


I nomi degli anticicloni

«Sono entrato in Aeronautica nel 1972, se ne parlava già allora», aggiunge. Ricordando che non è scientifico dare nomi agli anticicloni: . Lui comunque i nomi agli anticicloni non li dà. «Sentire Scipione o Cerbero mi dà fastidio, ma in fondo questo è il minore dei mali». Ma sul cambiamento climatico non è revisionista in alcun modo: «Questi record battuti con frequenza dimostrano che negli ultimi vent’anni c’è stata un’accelerazione. È un campanello d’allarme che stiamo sottovalutando».

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