Il nome di Arianna Meloni e della premier nell’inchiesta sui neofascisti: «Giorgia è entusiasta»

Ma il Gip di Caltanissetta avverte: non c’è nessuna prova di contatti con membri del governo. Le intercettazioni di Tilgher

Nell’inchiesta della procura di Caltanissetta sui neofascisti che volevano controllare i magistrati alcune intercettazioni nominano Giorgia Meloni e sua sorella Arianna. Ieri la Dia ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’avvocato Stefano Menicacci (91 anni) e di Domenico Romeo. Entrambi sono accusati di aver fornito false informazioni al pubblico ministero riguardo la strage di Bologna. Adriano Tilgher, fondatore della disciolta organizzazione Avanguardia Nazionale e condannato nel 1981 per riorganizzazione del partito fascista, ha subito una perquisizione domiciliare. Così come l’avvocato Saverio Ingraffia e il docente universitario Francesco Scala. Le indagini su entrambi i filoni nascono nell’ambito delle verifiche sugli interessi dell’eversione nera sulla strage di Capaci. 


Le intercettazioni

Ma sono le intercettazioni a chiamare in causa alcuni membri del governo e anche i parenti della premier. La Repubblica racconta oggi che per arrivare all’obiettivo di diffamare i magistrati gli indagati volevano far leva su un’avvocata «amica intima della Meloni» e anche molto vicina al sottosegretario Andrea Delmastro. Ma Tilgher temeva che il loro coinvolgimento avrebbe portato il progetto a diventare «roba loro». A quel punto il suo interlocutore (un avvocato) gli risponde così: «Adriano facciamo due conti: da che parte stanno i porci? E per porci sai a chi alludo. Stanno con i sinistrati, no? ehehe. Quindi chi sta ora, ha tutto l’interesse a creare uno strumento». Lo “strumento” è l’Osservatorio sull’attività dei magistrati che i due vogliono varare. I due parlano nel giorno del funerale di Berlusconi. E ne hanno anche per lui, che avrebbe «chiaramente imitato tutte le gesta del “nonno”», ovvero Benito Mussolini.


Il progetto

Tilgher dice che il suo progetto è figlio di una visione strategica. Poi chiama in causa la famiglia Meloni: «In pratica l’amica ha detto che ha parlato con la sorella della Meloni, la quale a sua volta ha parlato anche con Giorgia Meloni, con la caciottara, insomma va! E sono rimasti entusiasti ovviamente, ma c’è un motivo Adriano (Tilgher), tu lo puoi intuire meglio di me il motivo di tanto entusiasmo». E Tilgher replica: «Tocca vedere se è reale!». L’avvocato insiste: «Noooo, reale, Adriano». I due dicono di voler agganciare anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio. E trovare una sponda nel mondo giornalistico. «Uno dei canali che si può agganciare subito è “La Verità”», dicono. «Siiii, non c’è dubbio! Ma quelli secondo me, sono della razza nostra, Adriano eh. Proprio nostra! Belpietro…» dice l’avvocato. Che poi aggiunge: «Come si chiama l’altro?».

Il presunto contatto con l’amica della premier

La replica: «Borgonovo?». E lui: «Borgonovo, quello secondo me, al cento per cento. O sono leghisti o sono roba nostra, Adriano, perché parlano un linguaggio molto simile al nostro». I due parlano anche di un presunto contatto con l’amica della premier. La quale, dicono, avrebbe parlato con Delmastro. Che si sarebbe dimostrato entusiasta per il progetto. Ma il giudice delle indagini preliminari di Caltanissetta avvisa: non vi è prova di effettive interlocuzioni con i politici. E nemmeno che gli esponenti del governo abbiano avuto effettiva conoscenza del progetto.

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